Lanfranco Senn Molti conflitti derivanti da questa situazione si chiarirebbero forse approfondendo la natura ed i compiti della scienza economica 14 ; non essendo però questo il luogo, ci limiteremo per ora a constatare che molti intralci alla programmazione sorgono quando il politico riduce l'economista ad un semplice tecnico. o quando l'economista tende, di fatto, a sostituirsi ai compiti del politico. In questi problemi, ad esempio, si è imbattuto il Comitato Regionale Lombardo per la P,rogrammazione Economica. Com'è noto, il Comitato, esaurita nel 1967 la fase di ricerca sulla realtà regionale, e svolto un efficace lavoro di impostazione dei problemi per Commissioni, ha presentato un progetto di programma, approvato nel mese di luglio dall'As- · semblea del Comitato 15 • Il progetto conteneva un quadro eterogeneo (e non sempre completo) di inventari, obiettivi e proposte di intervento; ma non contemplava un vero e proprio piano di sviluppo quantificato, con la giustificazione che la semplice enunciazione qualitativa degli obiettivi e la pura individuazione dei problemi aperti avrebbero reso più facilmente compatibile il programma lombardo con quello nazionale e con gli altri schemi regionali. Assai discutibile, invece, sembra il Rapporto sull'attuazione del piano, presentato dal Comitato regionale esattamente un anno dopo l'approvazione del progetto. In esso si tenta una « verifica di conformità » alle linee proposte dal progetto, si denunciano aJcune iniziative prese a livello centrale « in palese contraddizione con le indicazioni del progetto di un piano regionale », e si sottolinea la necessità di passare subi,to all'attuazione dei nuovi strumenti istituzionali previsti nel progetto. Leggendo il Rapporto si ha l'impres,sione che il CRPE si sia avocato funzioni non previste dalle disposizioni ministeriali 16 e che attribuisca al progetto da esso approvato un valore programmatico, in un certo senso vincolante per le autorità locali e centrali. Da questo atteggiamento del CRPE emerge, da un lato, il tentativo di un organismo regionale, dai poteri molto limitati, di attribuirsi compiti che spettano invece agli organi centrali della programmazione; dall'altro, spede per quanto riguarda alcune soluzioni tecniche - concepite più con la lo14 R. L. MARRIS, The Position of Economics and Economists in the Government Machine, in « The Economie Journal », dicembre 1954, p. 759. 15 CoMITATO REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DELLA LOMBARDIA, Progetto di piano di sviluppo economico regionale, Milano, luglio 1967. 16 Queste disposizioni, contenute nel decreto 15 novembre 1965 del Ministero del Bilancio, prevedono cli affidare ai Comitati Regionali essenzialmente un compito di studio delle realtà e dei problemi economici, in modo da poter avanzare « proposte », sotto forma di « progetti di piano di sviluppo regionale», per la successiva articolazione territoriale del programma nazionale. 80 BibliotecaGino Bianco
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