Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

Lanfranco Senn 1. I diversi « sistemi di valori » cui si ispirano i politici e gli economisti - questi ultimi nella loro qualità di « esperti » o « consulenti » ufficiali (economie advisers) - hanno messo i Comitati regionali degli Abruzzi e della Campania in situazioni complesse, ritardando notevolmente l'attività di p,rogramn1azione e l'approvazione degli « schemi di sviluppo regionale». Al Comitato Regionale per la Programmazione Abruzzese, ad esempio, sono state presentate da tempo due diverse proposte di « schema di piano regionale» 2 , ma nessuna delle due è stata ancora approvata. Tali proposte prevedono uno sviluppo sostanzialmente identico, anche se ottenuto per vie diverse: l'una si pone come obiettivo il raggiungimento di un dato livello di consumi pro-capite, l'altra di un dato livello di reddito pro-capite. Mentre gli esperti che hanno elaborato gli schemi enunciano chiaramente i motivi delle loro scelte 3, i politici non rendono sufficientemente esplicite le motivazioni che hanno im.pedito l'approvazione di entrambe le proposte. Col pretesto della valorizzazione di tutte le « vocazioni economiche territoriali », il Comitato è infatti divenuto sede di accese discussioni e oggetto di forti pressioni. In questo clima si è giunti a proporre un « Piano straordinario di rinascita dell'Abruzzo» (che si sovrappone all'attività già straordinaria della Cassa per il Mezzogiorno); si è rivendicata la costituzione di vari Istituti di Ricerca per la formulazione di altri modelli di sviluppo (in evidente concorrenza con i modelli precedenti); si è voluto porre come condizione per lo sviluppo regionale il contenimento dell'esodo demografico (ricercando una soluzione autarchica ai problemi abruzzesi). In Campania, invece, la proliferazione di piani e contropiani territoriali - se ne contano ormai tre, per la sola Area di Sviluppo Industriale di Napoli - mette in luce un altro inconveniente. I tecnici (economisti, ingegneri, architetti ed intere società di consulting) hanno redatto « mi2 La prima proposta è stata avanzata da B. BARBERI, Indicazioni per uno schema di sviluppo economico negli Abruzzi, e pubblicata a cura del Centro Regionale di Ricerche economiche e sociali per gli Abruzzi e delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura Abruzzesi, a Teramo, nel 1966. Il secondo schema è una rielaborazione, a cura della Segreteria del CRPE abruzzese, del progetto preparato da G. Della Porta e mai pubblicato. Per maggiori informazioni sui due schemi si veda: M. MARINELLI, Alcune considerazioni sullo « schema di pia1w regionale abruzzese», in « Realtà del Mezzogiorno», luglio 1968, pp. 579-596. 3 L'enunciazione di questi motivi non impedisce che la scelta degli indici dello sviluppo regionale divenga oggetto di discussione. È stato sottolineato, infatti, che l'obiettivo indicato dal primo schema è ancora troppo aggregato e non indica le vie per giungere ad una distribuzione più equilibrata dei consumi; l'obiettivo del secondo schema è invece il risultato della media dei tassi di sviluppo delle due componenti del reddito reale: i consumi, legati all'operatore-famiglie, e gli investimenti, legati all'operatore-imprese. 76 BibliotecaG~n·oBianco

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