Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

·' Argonienti svoltisi dal 1950 al 1965, il 67% dei vincitori è entrato in magistratura con votazione inferiore a punti 101 (la votazione massima è di 130) e di questi il 18% con la votazione minima di 91, la quale, a quanto i commissari hanno confidato all'Autore, spesiso è stata più o meno regalata. Anche l'accertamento dei requisiti fisici e morali lascia a desiderare; esso .non fornisce « un quadro generale della personalità e delle attitudini del candidato, con1e ad esempio il suo adattamento sociale, il suo equilibrio emotivo, il suo atteggiamento mentale, il suo comportamento». Certo è ben difficile che elementi volatili come questi possano essere fissati in un quadro preciso, ma l'esame medico ora in vigore cons,ente di rilevare solo le più macroscopiche imperfezioni fisiche ed è praticamente possibile che candidati psichicamente tarati attraversino inavvertiti le maglie della selezione. Quanto all'accertamento dei requisiti morali, sempre difficilmente sondabili, ci si avvale ancora di criteri che più o meno disoendono dal concetto borghese di « rispettabili,tà », estesa, com'è coerente, alla famiglia e misurata da scrupolosi sottufficiali dei Carabinieri, e quindi con fedele sensibilità ai valori dell'autorità e della tradizione. Evidente1nente lo scavo che la grande narratiya dell'Ottocento ha compiuto in opinioni quali « pubblico scandalo », « pubblica estimazione », « moralità indiscussa », « condotta illibata» (sic), non è bastato a mostrarne tutta l'ipocrisia. Negli ambienti della magistratura - siamo a11a terza scoperta, ma questa per fortuna è positiva -, si attribuisce il modesto livello di preparazione di buona parte dei nuovi uditori al fatto che la carriera della magistratura, essendo mal retribuita, non riuscirebbe ad attrarre i laureati migliori, i quali preferirebbero avviarsi verso le professioni libere e gli impieghi privati. Già prima che De Federico la smentisse coi dati, quest'affermazione era contestabile in base all'esperienza individuale. Innanzitutto non è vero, se si vuole stare con i piedi sulla terra, che i magistrati siano mal retribuiti: ove si tenga conto della media degli stipendi cor• risposf \ dallo Stato ai funzionari laureati, e non si t,enga conto (come non si deve) né di quelli extra, anomali e condannevoli, che taluni settori dell'alta burocrazia riescono a strappare alla debolezza dell'amministrazione pubblica, né di quelle condizioni di favore, pure anomale e condannevoli, accordate a taluni funzionari di enti o aziende più o meno speciali, la retribuzione dei magistrati è senza dubbio privilegiata. A metà deUa carriera, intorno ai quarantacinque anni, ogni ma~ gistrato oggi consegue, pressoché automaticamente, il grado di consigliere di appello e con esso un trattamento ,economico, al netto di ritenute per imposte e contribuzioni, ·di oltre cinque milioni di lire al73 1;3ibli-otecaGino Bianco

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