Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

.. Editoriale prassi di pubbliche relazioni tra il governo ed i gruppi industriali, ma sia tale da consentire alla contrattazione programmata di configurarsi quanto meno come corretta metodologia di coordinamento tra i programmi di intervento dei pubblici poteri ed i progetti di investimento dei gruppi industriali. A noi sembra che oggi la situazione si presenti ricca di nuove occasioni per il Mezzogiorno e che queste occasioni debbano essere colte, e possano essere colte, grazie ai progressi che ci sono stati per quanto riguarda la preindustrializzazione del Mezzogiorno (infrastrutture primarie ed industrie di base) e grazie alla ripresa degli investimenti che sembra oggi più marcata di quanto non lo sia mai stata dopo la fine del periodo intitolato al cosiddetto « miracolo ». Il fatto che la stessa Fiat sia oggi propensa a rivedere il suo tradizionale atteggiamento, negati1;0 nei confronti degli investimenti nel Mezzogiorno, è molto significativo: perché non significa che la Fiat è diventata meridionalista, ma, ovviamente, che le condizioni sono maturate perché la Fiat debba uscire dal suo assenteismo, sia costretta per convenienza, economica e politica, ad uscirne. Ma noi sappiamo, d'altra parte, che, per portare avanti una politica meridionalista capace di cogliere e di esaltare le occasioni che oggi si presentano, devono ricorrere due condizioni fondamentali: 1) la stabilità del governo; 2) l'unità d'intenti tra i partiti della maggioranza. L'una e l'altra sono oggi in pericolo perché la crisi della unificazione socialista, qualora si risolvesse in una scissione, provocherebbe una lunga crisi e forse il ricorso alle elezioni politiche in conseguenza della rottura, in un punto difficilmente riparabile, di quella che è la sola maggioranza oggi riconoscibile nel Parlamen.to e nel paese. Le ripercussioni sulla politica meridionalista sarebbero gravissime; e ne potrebbero risultare compromesse la programmazione e le riforme, anche perché il ricorso alle elezioni, perdurando la crisi del centro-sinistra come conseguenza immediata della scissione socialista, potrebbe risolversi in un ritorno all'immobilismo mediante un 18 aprile centrista. D'altra parte, la recente discussione alla Camera sull'accelerazione dei tempi e sulla revisione dei ,nodi della politica meridionalista ha dimostrato che in questo camp(! della sfera d'azione del governo si è trovata una vera e propria unità d'intenti fra i partiti della maggioranza. Tanto più gravi sarebbero, quindi, le responsabilità di quei socialisti meridionali, di questa o di quella corrente, i quali, pur sapendo quanto costosa sarebbe per il Mezzogiorno una scissione del PSI, tale scissione volessero ad ogni costo contribuire a provocare, in base a considerazioni di mero tornaconto elettorale o anche in base a conside5 BibliotecaGino Bianco

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