Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

·' Giornale a più voci stesso quotidiano, è ancora Libero Lenti a scendere 1n campo oggi, dopo l'ordine del giorno approvato alla Camera. In questo ordine del giorno, scrive Lenti, « non si richiedono solo nuovi incentivi per accelerare il processo di industrializzazione delle aree meridionali ed una diversa strumentazione degli stessi incentivi, ma anche, in particolare, di1 sincentivi per le aree ,settentrionali ».. Secondo ques:to ordine del giorno, prosegue Lenti, « si dovrebbero accantonare i progetti riguardanti la navigazione interna delila Padania ed anche quelli per rendere più veloci i rapporti ferroviari fra le aree settentrionali e quelle meridionali». A parte il fatto che non riusciremo mai a capire (dal momento che anche la questione delle idrovie padane viene posta in termini di convenienza per il Mezzogiorno) che cosa potrà guadagnare un palermitano o un'arancia siciliana che, dopo aver raggiunto Milano in venti ore, abbia poi la possibilità di navigare internamente la « Padania »; a parte questo, dicevamo, ci pare che la questione dei « più veloci rapporti ferroviarii fra le aree settentrionali e quelle m-eridionali » sia, quanto meno, mal posta. Riteniamo che Lenti si riferisca, in particolar modo, alla direttissima RomaFirenze. Bene: non ci semba che nel Mezzogiorno qualcuno ne abbia mai contestato futilità (anzi se critiche vi sono state in questo ·senso, '-e$e sono venute da Arezzo, che col Mezzogiorno ha niente a che fare). Molti, invece, hanno contestato l'utilità che la direttissima venga realizzata prima di altre opere che riguar,dano più direttamente le dissestate ferrovie meridionali. Certamente una riduzione del tempo di percorrenza sul tratto Roma-Firenze, riduce, di conseguenza, il tragitto Palermo-Milano, tanto per fare un esempio; ma se H tempo impiegato ,per raggiungere Roma da Palermo resta .inalterato, -ci pare che, così, siano resi più veloci i rapporti ferroviarii fra le aree settent·r.ionali e quelle centraili e non quelli fra « le a.ree settentrionali e quelle meridionali». Ma veniamo alla questione degli incentivi e dei disincentivi. « È chiaro - sorive Libero Lenti - che ogni incentivo a favore deHe aree meridionali è già di per se stesiso un disincentivo per quelle ·settentrionali. Gli incoo.- tivi, quale che sia lia loro natura, rappresentano pur sempre un costo per l'intero sistema economico, o per meglio dire per quella parte del s1sterna economico che in definitiva lo sopporta ». È, questa, una tematica ricorrente in Lenti, ma ci pare si possa obiettare che, ammesso (e non concesso) che ogni incentivo nel Mezzogiorno costitui,sca un diisincentivo nel Settent 1 rione, ci sembra tanto più vero che la mancanza di disincentivi nel Nord- (in certe aree del Nord) costituisce un incentivo -di fatto; un incentivo il cui costo, appunto, come dice Lenti, viene pagato dalla collettività, ma in questo caso in misura ancora maggiore. Vogliamo portare un solo esempio: si calcola che ogni abitante costi, ad un Comune deHe dimens.ioni di Milano o Torino, c~rca due miilioni di lire. M,ille abitanti sono due miliardi; 25.000 (,tale -dovrebbe essere, secondo recenti calcoli, il saldo immigrati per il '69- nel solo comune di Torino) 65 BibliotecaGino Bianco

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