Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

.. Giornale a più voci quando teorizza la nec:esisiità di superare queL]a poliitica e poi ritiene di poter perseguire quest'obiettivo attraverso una nuova concezione capitalistica. Infine il Piano non sembra volersi inquadrare in una visione unitaria di tutti i problemi di sviluppo, superando la sua impostazione settoriale per legarsi alle prospettive di crescita di tutti gli altri settori produttivi. Se non si avvia un simile discorso, si rischia di commettere a livello europeo gli errori commessi, per la stessa ragione, nell'avvio della poHtica meridio, nalista. La posizione del PCI nei confronti del Piano Mainsholt (1 sulla quale si era soffermato anche Mario Peindi1I1eHinel già citato art 1 icolo apparso sull'ultimo numero di questa Rivista), emersa chiaramente come rifiuto globale nel convegno di Bari, è stata recentemente ribadita anche su « L'Unità » ( 16 maggio '69) in un editoriale dal titolo Mezzogiorno e unità popolare. Achille Occhetto, che ne era l'autore, vi affermarva, tra l'altro: « La violenza economica, politica e poliziesca contro le popolazioni meridionali è al servizio non della destra tradizionale, ma dei Piani più moderni del capitalismo italiano ed europeo che affidano al Sud la funzione di grande serbatoio di 1nanodopera a basso costo per le concentrazioni n1onopolistiche del nord Europa. In concreto, le previsioni del « progetto '80 » del ministero del Bilancio e il Piano Mansholt per l'agricoltura vogliono fare del Mezzogiorno un deserto, e lo chiamano sviluppo ». Occhetto ha cercato, in sostanza, di dare un senso alle trasformazioni in aitto nel Mezzogiorino e nel paese, ma non è riuscito a •superare,· nel ·suo sforzo interpretativo, il rigido schematismo comunista. Un senso più puntuale e stimolante di quelle trasformazioni - e dei problemi che esse comportano - si coglie, invece, nell'edi,toriaile Mezzogiorno di fuoco pubblicato sull'« Avanti» (12 aprite '69) dal -sen. Ma:nl,io Rossi-Doria. A Bari, ancora più drastico di Chiaromonte è stato il rappresentante della CGIL, Roscani: non si pos,sono accogliere una politica e un piano di rist 1 rutturazione e di SViiiluppo-aigr~coloche, nelile condi22ioni del nosit,ro paese, non partano dalla considerazione prioritaria dell'occupazione, dei livelli salariali e dei redditi contadini, che non facciano dei braccianti e dei contadini i protagonisti delle trasformazioni; che, con il trasferimento della terra a chi la lavora~ non potenzino l'azienda contadina entro un quadro di sviluppo molteplice delle forze associative; che nei_rapporti attuali nelle campagne non stimolino e creino grandi aziende di proprietà pubblica o cooperativa, gestite direttamente dai lavoratori; che non attribuiscano agli enti di sviluppo agricolo poteri e funzioni di effettiva trasformazione democratica dell'agricoltura; che non soddisfino. le esigenze di una entrata massiccia dei lavoratori e dei contadini associati nella gestione di attrezzature per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli; che non prevedano, assieme a:d un piano organico di riassetto idrogeologico, la trasformazione e l'avanzamento delle condizioni di vita e di civiltà nelle campagne. A questo punto del dibattito, gli schieramenti politici erano tracciati: ai firmatari della mozione finale (Tommaso· Crudele, Pasquale Marrone e 51 BibliotecaGino Bianco

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