Note della Redazione sia disposto a riconoscere il semplice e tuttavia rigoroso fondamento logico di queste considerazioni; è difficile incontrare oggi quei meridionalisti del Nord che si incontravano una volta e che, da Zanotti Bianco ad Adriano Olivetti, da Franchetti e Sonnino a Morandi e Vanoni, hanno conferito forza e dignità alle battaglie meridionalistiche di ieri; è difficile · incontrare un meridionalista del Nord anche fra le correnti -di sinistra della DC e fra le cor~ renti di sinistra del PSI, così com'è difficile incontrarlo nel PRI (quanto al PLI di Malagodi e di Alpino, esso è il più antimeridionalista dei partiti italiani ed anche recentemente se ne sono avute le prove). D'altra parte, poiché il discorso dei meridionalisti è diventato incalzante, e tende chiaramente a dimostrare come questa sia l'ora della verità, l'ora delle risposte precise, articolate e comunque non ambigue, capita che coloro i quali nel Nord si ritengono impegnati a sinistra sono anche coloro i quali portano avanti con insistenza il più ambiguo dei discorsi regwnalisti, in chiave formalmente di sinistra e sostanzialmente antimerìdionalista: è questo, appunto, il discorso sulla « permanenza anche all'interno dell'area industrializzata del Nord Italia di numerose sacche di sottosviluppo ». Quindi - si legge su «Politica» del 4 maggio - « nel determinare le misure concrete di intervento del governo per realizzare il voto del parlamento » (sull'accelerazione dei tempi e la revisione dei modi della politica meridionalista) « non potranno essere ignorati i bisogni e le necessità di quelle aree del Nord Italia che necessitano (s,ic!) di particolari interventi per sollecitare il loro inserimento nel tessuto produttivo generale del Paese ». Non solo: su «Politica» si legge pure ·che « ognuna delle regioni del no-. stra Paese presenta proprie necessità e caratteristiche ». Que~to è vero, ma non è vero che << nessuna di esse ha necessità prioritarie in modo assoluto rispetto ad un'altra regione». Le necessità delle regioni del Sud sono d nostro giudizio prioritarie rispetto a quelle delle regioni del Nord, quali che siano le « sacche di sottosviluppo » che « permangono » all'interno di esse; e quando si afferma che, « se in Campania c'è Battipaglia e in Sicilia crè Avola, in Lombardia c'è la campagna cremonese e ci sono le coree dell'hintenland milanese, e in Veneto c'è Valdagno» (e cioè « tutte realtà dove la tensione sociale esplode per il permanere di squilibri e per mancanza di sollecito ed efficace intervento degli organi istituzionali»), non ci sembra affatto che se ne possa dedurre, come <<Politica» ne vorrebbe dedurre, una conclusione in forza della quale le esigenze di correggere il dlllalismo dell'economia e della società italiana, il dualismo fra Nord, già relativamente ricco nel suo complesso, e Sud, ancora povero, troppo povero, si collocherebbero sullo stesso piano delle esigenze di correggere lo squilibrio fra alta e b1assaprovincia di Milano o fra Valdagno, che non è Battipaglia e non è Avola, e qualche altra località del Veneto. « Politica » afferma in particolare che « bloccare opere che nelle aree di sottoccupazione del Nord potrebbero mettere in moto un più largo sviluppo delle comunicazioni fra le varie aree non può essere visto come un elemento positivo per il paese nel suo complesso ». È chiaro che il pl,aidoyer di « Po44 BibliotecaGino Bianco
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