Note della Redazione · l'affermazione che, se la Marina italiana non fu fascista, ciò si dovette al - fatto che il fascismo era « bécero », ma i « quadri» della Marina erano perfettamente d'accorda con i fascisti circa i vantaggi dello « Stato forte ». Ora,· come giustamente ha ricordato Giorgio Bocca, per ammissione dello stesso ammiraglio Jachino furono gli adulatori del regime a far carriera in Marina; e mette conto citare il commento dello stesso Bocca: « anche ammiragli in fama liberale come Bernotti e Maugeri incensavano il dittatore, e il più alto in grado, l'ammiraglio Cavagnari, trovava il modo di dire e scrivere, a proposito delle portaerei rifiutate: 'devo dichiarare che una volta di più Mussolini, cui spettava di decidere fra due opinioni, ha avuto naturalmente ragione' (e in fatti, non è vero onorevole De la Penne?, migliaia dei marinai che lei giustamente ricorda con affetto creparono per quella riconfermata infallibilità) ». Poi c'è stata la pensione concessa _a Rachele Mussolini. Lasciamo andare le questioni giuridiche (anche sé il ventennio trascorso da Mussolini come Capo del governo, essendo dovuto a un atto di forza e non all'a volontà popolare, ci sembra una pezza d'appoggio discutibile anche sul piano giuridico): ma c'è forse stata una reazione «morale» dell'opinione pubblica? Non risulta. E intanto, come ha rivelato « La Stampa», alle donne italiane internate a Ravensbruck - dov__ele poverette patirono torture inenarrabili - ancora non si è assegnata la pensione che loro spetta (con il fondo, si badi, stanziato a suo tempo dal governo di Bonn). Oggi, poi, si parla di concedere la pensione anche a Vittorio Mussolini, nella sua qualità di giornaiista! E si potrebbe continuare. Le svastiche colossali dipinte da tempo sulla facciata di un grande Liceo napoletano, senza che nessuno provveda a cancellarle: non lo ha fatto il Comune, troppo affaccendato forse in co·se più importanti, né lo hanno fatto gli stessi giovani (che pure non avrebbero tollerato, probabilmente, una scritta oltraggiosa per Mao, o per Castro, o per Che Guevara). O la accoglienza riservata in qualche città a un film come « Z »: che settimanali a larga diffusione come « Tempo» includono tra i film « per chi vuol divertirsi» anziché tra quelli « per chi ama il cinema», e di fronte ai quali, mentre una pqrte del pubblico sembra simpatizzare per i colonnelli, un'altra parte sembra infischiarsene, tanto si tr.atta di cose che avvengono in Europa, e chi se ne iniporta dell'Europa, terra di colonialisti e di sfruttatori, solo gli avvenimenti del Terzo Mondo hanno importanza, gli antifascisti greci in fondo sono borghesi, molti non sono neppure comunisti (che già sarebbero mezzi borghesi), la civiltà occidentale fa schifo, le libertà democratiche sono un imbroglio, in fondo i colonnelli fanno il loro mestiere ~ non imbrogliano nessuno, meglio loro che questa democrazia fa- .sulla. E le manifestazioni fasciste, sempre più impudenti, senza che nessuno intervenga, anche se una precisa disposizione di legge vieta l'apologia del fascismo. Quando poi qualcuno interviene, come i socialisti a Corigliano, è quel qualcuno ad andare in galera, proprio come se ad essere vietata fosse l'apologia non del fascismo, ma delt antifascismo. E se·mpre più si sente 41 - BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==