Luigi Mendia meno grave problema, quello cioè dello smaltimento delle acque di rifiuto urbane. V"i è poi la nuova strada della dissalazione delle acque salmastre e marine che via via sta diventando più economica. Queste premesse stanno a significare che, così come avviene per le altre grandi infrastrutture quali strade, energia disponibile, linee di comunicazione, o per altri problemi di natura economicaindustriale quali la disponibilità di materie prime o semilavorate, di manodopera locale, le richieste di meroato, ecc., parimenti l'ubicazione di un complesso industriale debba strettamente tenere conto, fino a dipenderne direttamente, delle disponibilità idriche in termini di quantità e qualità dell'acqua necessaria alle esigenze della produzione e ,dei servizi dell'industria stessa, nonché delle possibilità di trovare un idoneo recapito alle proprie acque reflue. Sono infatti, più comuni di quanto possa immaginarsi, i casi di industrie che, dopo avere scelto, per alcuni criteri di convenienza, una certa località di insediamento, abbiano, poi, dovuto affrontare con difficoltà tecnologiche ed economiche non indifferenti il problema dell'approvvigionamento idrico o ancora differire una scelta, peraltro già ampiamente motivata, per le impreviste difficoltà nello smaltimento delle aoque di scarico. Questo vale ad es. allorché le acque di approvvìgionamento presentano ferro, manganese, aggriess.ività, durezza notevole, o nel caso di industrie che danno luogo a prodotti reflui contaminanti. Del resto è ben noto come lo sviluppo industriale di alcune regioni sia dovuto proprio alla possibilità di trovare in sufficienza acqua della dovuta qualità. Citia1no ad es., la valle del Liri per l'indust.ria cartaria o, per rimanere in termini più attuali, nel Mezzogiorno la zona industriale di Ferrandina che utilizza le acque del Basento, previo trattamento. H problema del.la qualità dell'acqua non è infatti da sottovalutarsi; per alcune industrie esso può costituire elemento condiziona• tore della produzione, per altrie invece costituire uno spreco, inteso, questo nella visione globale dell'economia idrica. Deve o~tretutto considerarsi il regime, per così dire, concorrenziale ed in certi termini preferenziale, delle portate destinate allo approvvigionamento idrico urbano che, come noto, stanno assumendo valori molto maggiori di quelli previsti anche 15 anni fa (ad ,es. allorché la Cassa per il Mezzogiorno iniziò il suo programma di •interventi nel campo acquedottistico }, senza considerare, inoltre, le esigenze dell'agricoltura, che ancora a volte vengono assunte come prioritarie rispetto a quelle indus,triali. 34 BibliotecaGino Bianco
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