Ernesto Mazzetti fa opportunamente valere, non può non comprendere anche la migliore distribuzione territoriale di tale spesa, e quindi la. creazione di nuove sedi nel Mezzogiorno e i,l ,riidimensionamento delle sedi ipertrofiche. Certamente, i1 l oriterio con cui va affrontato questo problema non può essere quello della proliferazione di richieste campanilistiche per nuove facoltà più o meno :autonome. Le rnolte pretese di cam~ panile potrebbero anche portare a una fioritura -di facoltà in città che non hanno sedi universitarie e che meriterebbero di averne: sterile fioritura, tuttavia, qualora non inquadrata e disciplinata in programmi razionali di sviluppo ,dell'istruzione superiore. Perché è evidente che facoltà autonome improvvisate nessun prestigio potrebbero conferire ai titoli rilasciati, onde difficilmente i giovani si risol,verebbero ad affluirvi abbandonando le sedi affolla te ma di più consoMdato prestigio. E pertanto ben 'limitata risulterebbe la capacità riequilibratrice di siffatte facoltà, e nullo il loro contributo ad una migliore qualificazione dell'istruzione superiore e dell'ambiene umano in cui s'inseriscono. Ne deriva che ·per politica di decentramento non può intendersi la gemmazione di facoltà autonome, di tipo tradizionale, fondate in obbedienza a pretese di campanile. Non è però neppure accettabile la tesi radicalmente opposta, secondo la quale sarebbe . più conveniente potenziare le sedi esistenti, specie se t~le potenziamento viene inteso, come ci sembra sia generalmente inteso, come ampliamento delle strutture edilizie e non già come riorganizzazione didattica. Una tesi siffatta in prim.o .luogo pietrificherebbe una situazione universitaria insoddisfacente c;lalpunto di vista geografico. Inoltre non consentirebbe affatto delle economie di scala. In un rapporto per il Consiglio d'Europa preparato nel 1963, il prof. Umberto Toschi osservava che anche a proposito della creazione di nuove università vale la legge economica in base alla quale la concentrazione consente dei risparmi di agglomerazione solo fino a un certo limite, al di là del quale ogni ulteriore accrescimento risulta antieconomico, per cui la curva dei costi comincia a scendere solo attraverso la deglomerazione 11 • 11 UMBERTO TOSCHI, Considérations et motif s entrant en jeu lors de la création de nouvelles Universités (ou institutions équivalentes) en Europe, Conseil d'Europe, Conférence sur les nouvelles Universités, nov. 1963, pag. 8. Questo rapporto è richiamato anche ne Il decentramento ecc. e Università e squilibri ecc. già citati. Per un esempio di tesi favorevole al potenzian1ento delle sedi esistenti in alternativa a quella del decentramento, si vedano le « Critiche e proposte dell'UNURI al piano Gui » pubblicate nel volume 1964-1965Un anno per la riforma universitaria, Roma 14 BibliotecaGino Bianco
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