Una strategia per Napoli , di Giustizia e non vogliamo che se ne perda per il superbacino! Qualche causa può essere rinviata per l'affollamento delle vecchie aule di Castelcapuano, e poi dar luogo alle contes,tazioni di questi giorni; ma le navi non aspetteranno e faranno la loro contes,tazione dirigendosi verso altri porti. Può essere forse questa l'occasione per decidere con un Piano regolatore la migliore utilizzazione dell'area portuale, non solo per gli impianti e i depositi di stoccaggio delle merci, ma anche per il movimento dei passeggeri, perché il porto di Napoli è commerciale, è industriale, è turistico. Auspichiamo, quindi, a livello nazionale una più sollecita e snella procedura tra le diverse competenze di vari ministeri, tra decisioni di spesa, impegni di spesa, realizzazione delle opere portuali; e questo anche per i porti minori. È assurdo che il porto di Napoli abbia ancora oggi una limitatissima autonomia decisionale e che per di più tutto ciò che riguarda il suo sviluppo e la sua gestione non rientri nella competenza di un solo ministero, ma di ben quattro ministeri. E altrettanto assurdo è che i porti satelliti, da Pozzuoli a Salerno, debbano procedere ognuno per suo conto senza ombra di coordinamento. Vogliamo perciò un consorzio portuale, che gestisca razionalmente il sistema portuale della regione. Piuttosto che creare nuove banchine nel porto di Napoli non è forse più conveniente per tutti ammodernare e attrezzare, specializzandole funzionalmente, le banchine dei porti i;ninori integrati in un sistema organico? Ecco: ho parlato della funzione industriale, della funzione culturale, della funzione portuale di Napoli. Tralascio ovviamente molti problemi, da quello dell'aeroporto a quello del centro direzionale, ai tremendi problemi della residua casbah napoletana e della periferia deg,radata, ai problemi delle scuole insufficienti, degli ospedali fatiscenti, delle case per i ceti più umili. Tralascio anche la questione del Piano regolatore che mi auguro non abbia a suscitare· i contrasti paralizzanti che altre volte i tentativi di dare a Napoli un Piano regolatore hanno suscitato: si tratta di colmare un vuoto nel quale la speculazione ha imperversato e imperversa. Non voglio dire che è meglio un cattivo Piano regolatore che nessun Piano regolatore; mGt:credo che non ci si debba arenare in un velleitario perfezionismo e che comunque non si debbano strumentalizzare ai fini della lotta di potere le controversie sul Piano regolatore. Tralascio quindi tutto questo perché lo scopo della mia relazione non era quello di fornire una panoramica dei problemi, ma di suggerire (s-e mi è cOil!sentita una parafrasi della famosa espressione del Generale De Gaulle) una certa idea di Napoli : come emporio intellet127 Bibl-ioteçaGino Bianco
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