Francesco Compagna più alto tono e una più rilevante consistenza dell'economia napoletana? Possiamo uscire dalla stretta fra la Scilli della ristrutturazione delle aziende IRI e la Cariddi dell'emarginazione delle aziende nane? Se ci limitassimo a considerare i dati congiunturali, le cifre di questi ultimi anni, dovrem.mo propendere :per una risposta negativa a questi interrogativi: a dispetto perfino delle prospettive che apre l'Alfa-Sud, tanto incautamente caricata di attributi messianici da quegli esponenti della vita napoletana che si sarebbero voluti accaparrare _tutto il merito dell'iniziativa dell'IRI e ora si vorrebbero accaparrare tutto il merito delle rivendicazioni nei confronti dell'IRI. Ma noi non possiamo limitarci a considerare i dati congiunturali, anche se staremo ben attenti a non sottovalutarne la portata. Se infatti prendiamo in considerazione serie più lunghe, se esaminiamo settore per settore di attività industriale le possibilità di sviluppo in rapporto al mercato nazionale ed internazionale ed in rapporto alle interrelazioni che si devono stabilire fra settore e settore e all'interno di ogni settore fra comparto e comparto, possiamo cercare .qualche risposta positiva agli interrogativi che ci siamo posti. Ci si può attendere molto, per esempio, dalle industrie chimiche e da quelle metalmecmaniche. Ma il successo di una terapia dell'industrializzazione per Napoli e la sua area metropolitana presuppone il rispetto di certe condizioni. Talune di queste condi~ioni non sono governabili da noi: l'andamento del mercato internazionale, per esempio, sia come mercato di vendita di certi prodotti, sia come mercato di acquisto di certe materie prime. Ma altre condizioni sono ben governabi1i da noi: sul piano nazionale, la capacità della classe dirigente napoletana di far valere le ragioni della città, non vittimisticamente, ma razionalmente; sul piano locale, la capacità di creare un ambiente più idoneo all'insediam·ento di nuov~ industrie. Ora, proprio a questo proposito la storia dell'Area di sviluppo industriale si configura, almeno fino ad oggi, come una storia di penosi ritardi, di occasioni perdute, di uomini sbagliati ai posti sbagliati, di controversie animose per questioni oziose e di inerzie colpose sulle questioni di fondo. Auguriamo comunque all'area di sviluppo industriale un futuro migliore del suo penoso passato. Ma forse che è stato meno penoso e scoraggiante il passato dell'area della ricerca scientifica? Non ricordo più se sono 4 o 5 gli anni trascorsi da quando Adriano Buzzati, Eduardo Caianiello, Alfonso Liquori, Flaviano Ma,grassi ed io lanciammo, per primi in Italia, l'idea di un'area della ricerca soientifica come 122 BibliotecaGino Bianco -
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