Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

Sara Esposito centri abitati di modeste dimensioni; mancano del tutto a:ree di accentuato addensamento umano che siano in net1tò contrasto con quelle s.emispopolate dell'alta montagna. L'economia della regione si fonda essenzialn1ente sull'agricoltura, che occupa i due terzi della popolazione attiva ed ha carattere estensivo. L'industria manca: non si può infatti dare il nome di industria a sporadiche attività di carattere artigianale che, d'altro lato, stanno attraversando anch'esse un periodo di crisi. Ma l'a,gricoHura non è sufficiente a fornire da sola i n1.ezzi di sussistenza alla popolazione molisana; la scarsa produttività della terra, ulterionnente impoverita dalla frammentazione dei fondi e dalla polverizzazione della proprietà, costringe il piccolo proprietario, privo di altre risorse, a far quadrare il bilancio famigliare accettando alitri lavori e, quando non ne trova, data la scarsità di fonti di lavoro, a emigrare. Non desta meraviglia apprendere che, da cento anni, la popolazione molisana è numericamente quasi immutata (nonostante che l'incremento naturale abbia raggiunto un livello notevole) e che il Molise alimenta una intensa corrente di emigrazione verso Roma, Napoli, verso i dist:rietti industriali dell'Italia settentrionale e verso l'estero. Ci troviamo, in altre parole, di fronte ad una regione che sembra rimasta estranea allo sviluppo demografico, economico e sociale che si è verificato nelle altre parti del paese, ad una regione dotata di un'economia anacronistica, la cui povertà è tanto più grave in quanto investe un territorio molto ampio. Né le cose potranno cambiare in un prossimo futuro: dopo aver compiuto vani sforzi per individuare nel Moli1se condizioni tali da consentire probabilità di progresso, gli autori del piano quinquennale di sviluppo devono giungere ad un'amara, ma realistica osservazione: « ... nessuna zona del Molise, anche quella a maggiore suscettività, presenta attualmente un minimo di potenziale demografico e di risorse produttive, sufficienti a creare quelle condizioni di vita urbana necessarie ad arrestare il flusso migratorio». Anzi si prevede che in pochi anni il flusso migratorio ridurrà ulteriormente gli abitanti del Molise, mentre si accentuerà la gravitazione dei rimanenti suHa fascia cost.iera. Una regione condannata, dunque, per la quale è forse già troppo tardi per fare qualcosa e che pesa e peserà semp,re più con1e un corpo morto sull'economia e sulla vita di tutto il paese. L'unica riserva al lavoro della Simoncelli riguarda il problema dell'autonomia regionale. Nel dicembre del 1963, in deroga a quanto disposto dall'art. 132 della Costituzione, circa il « minimo di un miliorne di abitanti » per la creazione di nuove regioni, al Molise veniva riconosciuta l'autonoma regionale. L'avvenimento venne salutato come una grande vittoria; a molti ,sembrò allora di avere raggiunto un traguardo importante, che era contemporaneamente l'ambito riconoscimento alle aspirazioni dei molisani e il punto di partenza per il futuro sviluppo economico della regione. Gli anni successivi, caratterizzati da una prolungata stagnazjone, smentirono tanto ottimismo. Indubbiamente le rivendicazioni dei molisani affondavano le radici nel 116 BibliotecaGino Bianco

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