Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

Gli anni di Nixon che essa non pretende di modificare la natura della presenza americana in Asia, ma soltanto il n1odo in cui tale presenza è concretamente attuata. La stragrande maggioranza degli americani è infatti d'accordo nel ritenere che 1'01 biettivo fondamentale dell'intervento asiatico sia giustificata dalla necessità di contrastare l'espansionismo del co1 munismo cinese e che tale obiettivo non vada affatto modificato. Quello che è da rivedere è il modo in cui tale 01biettivo è stato, perseguito, perché l'esperienza del pa·ssato insegna che è un modo troppo costoso e che non sa offrire garanzie sufficienti di efficacia. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno perfezionato un sistema di basi che si snoda dal Mar del Giappo·ne fino all'Oceano Indiano. Integrato dalla presenza vagante della Settima Flotta, questo sistema è come un'enorme pistola puntata contro il cuore della Cina, punto di partenza per le « risposte » limitate che gli americani i11tendono opporre ad ogni offensiva cinese contro le aree coperte dalla garanzia americana. Ques,to, sistema ha funzionato in Corea e probabilmente anche a Formosa (ammesso che i cinesi di Mao abbiano mai tentato di liquidare con la forza il regime di Ciang Kai Scek). No1 n ha invece funzionato nel Vietnam. Nella giungla e nelle risaie vietnamite gli americani hanno i1 mparato due cose: primo, che anche la macchina bellica più perfetta si inceppa se viene utilizzata dove le co1 ndizioni p·olitiche della lotta so1 no sfavorevoli al suo impiego; secondo, che fissato troppo a lungo e in maniera eccessiva su un punto, il lo1 ro potenziale bellico finisce per peridere di agilità e mettere in crisi l'intero sistema difensivo-offensivo nel quale è stato inquadrato. Presa coscienza della propria relativa impotenza, il problema era piuttosto, semplice: si trattava di ridurre il raggio di azione americano e stabilire uno schema operativo diverso da quello precedente; uno schema nel quale i ca·si di intervento fossero accuratamente selezionatj secondo nuovi criteri di op·portunità politica e militare. Da questo punto di vista, la proposta più radicale è quella avarr zata da Walter Lippmann. Lippmann sostiene che presto o tardi tutto il continente asiatico (cioè l'Asia continentale, dalla quale sono ovviamente escluse il Giappone, Fo,rmosa, le Filippine e l'Indonesia) è destinato ad entrare nella sfera di influenza cinese per la semplice ed ovvia ragio 1 ne che la Cina è di gran lunga la più grande potenza del continente e che la marcia verso il sud corrisponde ad una sua tradizione radicata ed antica. Lipp·mann sostiene anche che gli Stati Uniti non possono oppo1 rsi con successo a questa minaccia, perché sulla terraferma ogni conflitto con i cinesi, che dispongono di una imponente riserva di .uomini e possono godere dei vantaggi della lo,ro posizione 93 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==