Argo111enti Sulla determinazione dell'ampiezza delle aziende nelle tre aree è già stato detto che l'indicazione di 3, 4 e 16 ettari suscita perplessità. È evidente infatti che nelle diverse zone sussisteranno due tipi di imprese agricole: quelle economicamente autonome, nelle quali il reddito delle unità lavorative impiegate deriverà esclusivamente dall'esercizio dell'attività agricola, e quelle a terr1po parziale, in ct1i il reddito agricolo sarà solo un'integrazione di redditi familiari prove1ìienti da altri settori. Ora, una volta affermata la necessità di perseguire politiche differenti per i due tipi di imprese, il Comitato· avrebbe potuto individt1are, per le imprese autonome, rapporti superficie-unità lavorativa superiori a quelli proposti dal documento. Per fare questo, il Comitato avrebbe dovuto, conoscere, per le singole zone, il numero e le caratteristiche di funzionamento delle aziende a tempo parziale: sarebbe così stato in grado di individuarne il peso relativo per la formazione del reddito e dell'occupazio,ne agricola. Le conclusioni raggiunte circa la politica da seguire nei confronti di questo tipo di aziende, sarebbero inoltre di estrema utilità per le decisioni da assumere in sede di localizzazione degli investimenti per i settori non agricoli e viceversa. Le risposte a tutti questi quesiti dovrebbero essere fornite da indagi11i particolareggiate cl1e interpretassero il meccanismo di formazione della produzione in ognuna delle aree elementari, indicassero le relazioni esistenti tra i fattori della produzione e permettessero di misurare l'effetto - sull'ammontare di produzione, sui costi di produzione e sull'occupazione - dell'intervento su alcune leve economiche manovrabili dalla collettività ed esattamente individuate. V. Non conoscendo questi e numerosi altri elementi necessari a formulare criteri per un intervento programmato, il Comitato avrebbe molto più utilmente operato, a nostro avviso, se - riconoscendo che i criteri di contenuto formulabili oggi possono essere solo generici - avesse concentrato la propria attenzione sul co1ìtributo conoscitivo che i primi piani zonali dovrebbero apportare, in maniera da permettere negli anni ft1turi un discorso programmato più qualificato e più puntuale. Tale riconoscimento non avrebbe diminuito affatto il valo,re del contributo appo,rtato dal Comitato: la programmazione è un meto,do di amministrare la politica economica che ha una sua logica di sviluppq nel tempo, ed è necessariamente imperfetto nelle fasi iniziali. L'imperfezione non conduce a da1mi irreparabili se le cause delle attuali carenze vengono individuate e, possibilmente, rimosse. Le nozioni che i piani zonali possono fornire sembrano essere 85 Bibliotecaginobianco
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