Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

Argomenti riceva la sua piena remunerazione, e che ognri impresa occupi due unità lavorative, ben 210.000 delle attuali 340.000 azien,de agricole dovrebbero essere eliminate. Le imprese rimanenti avranno, quindi una dimen-· sione media di 3, 11 e 16 ettari, rispettivamente nelle zone A, B, e C. Riass.umen·do, ecco le indicazioni che emergo 1 no dallo studio. Se, nel periodo che va da og~ al 1980, certe tendenze di fondo, individuate per ciascun settore produttivo e per ciascuna zona, perdureranno, il prodotto lordo dell'agricoltura nelle singole zone sarà di un determinato ammontare ed avrà una •determinata composizione. Se si vorrà ripartire il reddito di lavo1 ro derivante dalla produzione lorda così cailcolata, in base a criteri giudicati socialmente « accettabili », bisognerà che in ciascuna zo,na un certo numero di persone lasci l'agricoltura ed un certo numero di aziende scompaia. L'importanza dello studio risiede nel fatto che per la prima volta si è tentato di disarticolare la complessa realtà regio 1 nale nelle sue componenti elementari, si sono individuate le tendenze proprie a ciascuna componente, si sono formulate ragionevoli ipotesi quantitative sulla loro possibile evoluzione futura. L'analisi dimostra quanto macroscopicamente differenti siano i problemi di sviluppai di ciascuno• dei settori e di cia,scuna delle zone. Ben conoscendo il significato del lavoro compiuto, l'autore, in sede di formulazione di proposte politiche, si limita a proposizioni di vali-- dità generale, che tendono soprattutto a porre l'accento sui prerequisiti essenziali a qualunque ·discorso programmato per l'agricoltura regionale. Questo è vero anche per la discussione, piuttosto dettagliata, sul tema della ristrutturazione degli impieghi di lavoro. I dati relativi alla probabile occupazione futura nelle diverse zone e le inclicazio11.i sulle probabili dimensioni delle imprese sono semplici ipotesi di lavoro, subordinate all'accettazione dei criteri adottati nel proporre i livelli di reddito « accettabili » e la ripartizione fra le imprese dei redditi di lavoro. IV. Poiché il Comitato Campano della Programmazione ha accettato in pieno le conclusioni formulate dall'autore dello studio, inserendole testualmente nella risoluzione, si deve dedurre che esso ha accettato anche le ipotesi di lavoro sulla base delle quali le conclu•sioni stesse sono state ottenute. Così l'accettazione della dimensione di 3, 11 e 16 ettari per le aziende delle tre zone della Campania, implica da parte del Comitato l'accettazione dei livelli di reddito di lavoro ipotizzati come desiderabili, nonché l'accettazione del meccanismo di ripartizione fra le imprese dei redditi stessi. 83 '3ibiiotecaginobianco

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