... Antonio Nitto pari proprio al « pren1io » che la CEE aveva stabilito a favore dei nostri esportatori; pre1nio ch·e lo Stato italiano ha concesso soltanto a distanza di tempo, do1po. la solita trafila burocratica, e soprattutto dopo il solito ritardato inserimento nella nostra legislazion 1 e del relativo. regolamento comunitario. In sostanza, dei b·enefici con1unitari il nostro paese ha risentito soltanto a distanza di tempo, quando magari i b,enefici si erano• risolti in un pratico da11no, materia1e, mentre invece gli altri partners ne hanno sa:puto approfittare in maniera più o meno vistosa. La Francia, ad esempio,, malgrado la sua politica ainticomunitaria, è riuscita più degli altri a trarre grandi vantaggi dai provvedimenti emanati dalla CEE in campo agricolo, sia avvalen 1dosi della preferenza comunitaria. i,l che le ha permesso di penetrare con maggior forza nei me1.1cati degli altri cinque paesi, sia profittan.do delle sovvenzioni all'espo 1rtazione, attraverso gli aiuti del FOEGA. In cinque anni, infatti, la Francia ha ricevuto 318 miliardi lire, contrib,uendo con 177 miliardi al finanziamento del Fondo: con una differenza a suo favore, quindi, di 141 mili,ardi di lire. E nel 1969, contro 601 111ilion,idi dollari che dovrà versare, la Francia ne incamererà 964, con un attivo di 363 milioni di dollari, pari a 227 miliardi di lire. L'Italia, invece, affronterà un deficit di 153 milioni di dollari, pari a circa 100 miliardi di lire. Il bilancio dell'attività co,munitaria si chiude quindi a nostro netto svantaggio sul piano finanziario, n1algrado la nostra buona volontà di ap,parire a Bruxelles i pri,mi della classe. l\t1a si chiude deficitariamente anche sul piano morale, perche non abbian10 saputo costìtuire all'interno del nostro paese quella coscienza comunitaria neces~aria per affrontare i problemi nuovi posti proprio dal Mercato Con1u11e: questa coscienza comunitaria è mancata nella parte viva del paese, tra i sindacati, tra gli operatori economici, tra le associazio,ni dei pro,duttori, negli enti locali. Il fatto si è che lo Stato italiano contribuisce, con la lentezza del suo apparato, a ren·dere estranea, se non invi,sa, la Comunità Europea. Basta ricordare quanto è stato deciso per i produttori di o.Jio di oliva, ai quali so,no stati conaessi i prezzi d'integrazione soltanto do,po una trafila non certamente semplice e facile, mentre invece ai produttori di burro francesi e olandesi le sovvenzioni comunitarie sono state concesse molto più velocemente. A co1 nferma di tutto ciò ricordian10 ancora quanto, ha segnalato la sta.mpa nell'ottobre scorso a proposito di un'azione giudiziaria che alcune grosse ditte i1taliane si accingevano ad intraprendere contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni provocati dal fortissimo ritardo con cui vengono effettuate le restituzioni all'esportazione verso i paesi terzi, tassativamente p,reviste dalle no-rme del MEC. In tale occasione, e contemporaneamente, le stesse autorità comunitarie indirizzarono al nostro governo una lettera ufficiale in cui si ricor•dava che l'Italia è tenuta ad effettuare il pagamento delle sovvenzioni all'esportazione per le merci dirette verso i paesi terzi, no1 n appena gli operatori economici abbiano fornito la p,rova che l'esportazione della merice in un paese situato al di fuori della Comunità Europea è realmente avvenuta. Negli ambie11ti del MEC si faceva poi rile66 Bibiiotec~ginobianco
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