Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

.. Giornale a più voci lotta contro le degenerazioni burocratiche e autoritarie del s'istema e dall'altro un vertice che smussava le istanze con,siliari e assembleari. Mentre la si11istra, pur portan,do avanti queste esigenze p,rovenientj dal basso, rischiava l'intellettualismo « rivoluzionario», Occhetto sviluppava i temi della problematica consii~iare, ravvisando nelle esigenze autogestionali delle lotte studentesche e operaie le premesse di lotta contro la società attuale e una garanzia contro le degenerazioni burocratiche di una ipotetica società socialista. Dinanzi a queste posizioni il gruppo dirigente non sapeva far di meglio che comportarsi secondo quello schema-tipo a cui noi precedentemente c1 siamo riferiti. Lo stesso Amendola, il piì1 storicista dei leaders comunisti, si rin,chiudeva nel culto della tradizione del partito, identificata inopinatamente con la linea Gran1sci-Togliatti, sfumando in una generica « presenza del p·artito in fab1brica » le ricl1ieste consiliari. Il PCI vive, secondo Amendola, nel suo gruppo dirigente, espressione di un secolo di storia, depositario delle esigenze delle masse, pro11to al dialogo con le al tre forze di sini•stra per portare a1 l governo le classi lavoratrici. Magari questo è vero. Ma se il legaritarismo del PCI è tutto qui, i pericoli che ne derivano alla democrazia non sono meno rilevanti di quelli che deriivano dal rivoluzionarismo barricadiero: inserimenti del PCI nella maggioranza governativa, pressioni s.ul centro-sinistra, dialogo con le sinistre cattoliche secondo la logica del « potere » e del « verticismo » che si am1nanta di retorica pop,ulistica ed ecumenioa. Ma chi proviene dallo storicismo di derivazione liberale non può non diffidare di certe operazioni conciliari, i cui esiti non possono essere che nuove serrate burocratiche sull'apparato dello Stato contro le masse che si ritrovereb,bero ad accettare « come valide, percl1é socialiste, le ragioni che le condannano», Dinanzi ad una storia che rischia di essere senza futuro, c'è da sperare che •non vi sia posto solo per la rivolta scomposta o anarchica, ma per un'azione politica illuminata ed illuministica. ANTONIO J ANNAZZO La CEE e le colpe della lentocrazia Con il trattato di Ron1a del 27 n1arzo 1957 lo Stato italiano ha assunto l'obbligo di recepire 11e1 suo ordinarnento interno tutte le norme previste dal trattato stesso, e conseguentemente di inserire nella propria legislazione tutti i provvedimenti emanati dalla CEE. In particolare, l'art. 5 del trat~ tato prescrive che gli Stati me111bri adottino tutte le n1isure di carattere generale o particolare atte ad assicurare l'esectizione degli ob,blighi derivanti dal trattato stesso; inoltre essi debbono astenersi da qualsiasi misura che rischi di con1prom·ettere la realizzazione delle finalità del trattato. 63 B.bi iiotecaginobianco

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