Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

Antonio Jannazzo di una società antial 1 ienante e an,tiirepressi,va, non potrà che fare il gioco dei « persuasori occultii ». E siairà i,nutile per i « razionalizzatori » perseguire la meta finale di un i·mp,reci•sato « plura1i 1 smo » per ammantarsi dii democraticità; percl1é il loro sociologismo li avrà talmente_ separati dalla storia, che si troveranno a coltivare nient'altro che uno statico neocorporativismo. Ma, quel che è più grave, essi accrediteranno la convinzio11e che il riformismo sia incom.patibile con la sperimentazione nel presente di una migliore città futura. I burocriati-rivoluzionari o neostalinìsti-riformitsti, come sono, stati definiti, sono apparsii n.ell'ul,tirno congresso del partito comunista italiano. Anche in questa occas·ione Vli è stata una t,itpica operazione di discon,osciinento di determinate esJ,ge112e p,rovenieniti dal basso, che deve far riflettere non poco sul content1to effettivo del riformismo del PCI. Intendiamoci: q11i non si vuole cadere nel solito discorso sulle « doppiezze » comuniste; si tratta, al contrario, di osservare se il « legaritarismo » del PCI abbi.a contenuti realmente innovatori o sia venato ·di mo1 vimenti verticistici e burocratici, sfociando_ in ultima analisi in una concezione riformistico-burocratica. La « rivoluzione » corne « professione » avre.bbe creato così un vertice politico separato dalle esigenze progressive delle 1nasse, vertice ohe, p1 artecip,ando al potere, anche se in maniera legali 1 taria, verreb,be ad allontiainarsi ancora più dall'uomo co,mune. In altr.i termini, au,s,picaire il legaritarismo del PCI non è sufficiente (anzi, per certi versi esteriori esso è già acquisito); bisogna ain,dare più a fondo e considerare .in qual modo il vertice del PCI gestirebbe iJ p·otere. Le sinistre cattoliche che giocano a scavalcare la sinistra laica ignora.no i termi·ni reali del problema e nel loro generico ecun1enismo soignano di masse popolari nello Stato, 1r~entre in realtà l'operazione non vi porterebbe che i vertici sclerotici, legalitari ma burocratici. Questi sono i termini in cui sorgerebbe l1 a « riepubblica conciliare » che è come l'ap,prodo finale di questa contemporanea « filosofia dell 1 a storia ». Ma queste consiiderazio11i si fanno più. precise esaminando il congresso del PCI e il disporsi in quell'occasio,ne di esi,genze diverse. Si noitano gli intenrenti degli operai presenti (Baccalini, Tamb,uri, Latanza, Ferin, ecc.) focalizzati intorno al tema delle assemblee di fab·brica, nel cui ambito discutere i ritmi di lavoro: si vie11iecosì a superare la ,concezione del Il10Jildato fiduciario ai si,ndacati e· si pone sul tap,peto la questione dello sganciamento dei lavoratori da una sub,ordina~ione acri1tica al sindacato. La sirustra comunista (Pintor, Natoli, Rossanda, Caprara} poneva il problema della rivolU2ione in Occidente e dell' « ege111onia >>, ri1nessa in discussione, a suo avviso, da un collegamento con altre forze po,lit1che di sinistra non accompa-- gnato al maturare di riealtà nuove. 111altri termini, la sinistra del PCI tendeva ad impostare il problema più correttamente quando in,terpretava la « via 1 tali,ana al socialis1no » corn:e fondazione in occ1dente del lenirusmo , di.mostrando che u,na rea,le strategia non può che fo1 ndarsi sui contenuti reali della storia in atto. Infatti da un lato c'erano le masse popolari e la loro 62 Bibliotecaginobianco t .,

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