Giornale a più voci persino durante l'arco della semplice esistenza individuale, dal momento che solitamente coincide con il dato biologico dell'età: ove però essa si trasforma in una situazione permanente, è nel caso dell'intellettuale di p1 rofessione, la cui attività si svolgerà inevitabilmente nel dominio delle sovrastrutture, riproponendo quella lacerazione che nessun sociologo e nessun filosofo è riuscito veramente a sanare: e dubitiamo fortemente che a sanarla possa contribuire la filosofia fenomenologica di Enzo Paci. Naturalmente questa unità non è del tutto in1possibile: ed a conferma di essa, da varie pa.rti, si cita l'esernpio della Cecoslovacchia, dove studenti ed operai resistono, o purtroppo cercano di resistere, uniti, alla pressione morale e militare sovietica. Ma a questo proposito non vale l'argomento, portato avanti da Indro Montanelli qualche tempo addietro sul « Corriere della Sera », secondo cui, essendo quegli studenti i « figli» di quegli operai, la lotta comune, impossibile nella nostra società dove gli studenti sono borghesi o figli di borghesi, diventa allora possibile: la verità è che in Cecoslovacchia non si tratta né di studenti né di operai, bensì di uomini che lottano per le loro libertà, per quei diritti inalienabili quali la libertà di stampa, di pensiero e di associazione, che qui da noi vengono sprezzantemente definiti << formali » (e c'è da chiedersi, per inciso, come mai, se queste libertà sono veramente formali, e cioe vuote, inconsistenti ed, in una parola, inutili, come n1ai allora, si n1uovano addirittura degli eserciti per combattere questi fantasmi). Ora, la lotta per le libertà politiche (che valgono a livello sia di struttura che di sovrastruttura) è un fattore di coesione quasi automatico, indipendenten1ente dalle situazioni sociali, con1e un fattore di coesione quasi automatico, ind1pendentem nte dalìe situazioni sociali, come del resto, senza bisogno di andarè tanto lontano, i è visto in Italia durante la Resistenza: diverso è invece il discorso quando non si tratta più della difesa di quei diritti inqlienabili - di cui nei paesi democratici usufruiscono, come è noto, pure i nemici della de111ocrazia -- che bene o n1ale nel nostro paese sono ancora rispettati (e lo può negare, come ha scritto Carlo Casalegno su « La Stampa », solo chi non ha conosciuto il manganello fascista o gli sgherri di Hitler), bensì di certi (legittin1i) intere si settoriali. Ora, per tornare al discorso originarjo, t; certo che, una volta garantite le libertà politiche di base (la libertà è un concetto trascendentale non empirico e quindi, come tale, essa non può essere mai perfettamente compiuta e realizzata), viene a n1.ancare quell'elemento di coesione che può spingere ad azion~ comuni per la conquista di « diritti », anche gruppi o classi con « interessi » diversi, sia pure solo qualitativarr1ente diversi: la mancanza di questo elemento comporta una diversità di obiettivi per cui gli intellettuali (o gli studenti) finiscono inevitabilmente col muoversi, come già dicevamo, al livello di sovrastruttura, mentre gli operai si muovono al livello di struttura. Naturalmente questo fenomeno è la risultante dell'attuale società industrializzata, che esaspera la lacerazione fra l'attività dell'operaio e quella dell'intellettuale: ha scritto Alberto Moravia, nell'articolo che abbiamo ri53 Bibnotecaginobianco
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