Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

Note della Redazione chimica. Sono settori che possono dar luogo ad un congruo aumento delle esportazio,ni (ad un saggio medio atznuo del 15%, triplo rispetto a quello dell'aumento del reddito). E allora la domanda che si pone, e che investe la responsabilità degli interlocutori della contrattazione progra,nmata, è questa: in che misura il Mezzogiorno può diventare la sede dell'auspicata e prevista espansione degli investin1enti in questi settori dell'attività industriale? È una domanda concreta, di una concretezza salveminiana, e merita una risposta altrettanto concreta, ed articolata, che ci auguriamo possa venire dal « progetto 80 » e dalle discussioni che accompagneranno la pubblicazione di questo atteso documento. Sviluppo, non assistenza È importante rilevare che questa concezione meridionalista dello sviluppo italiano è stata il filo co11duttore del discorso di replica dell'on. Taviani alla Can1era, dopo che si era svolta la discussione sull'accelerazio11e dei tenipi e sulla revisione dei modi della politica meridionalista. Già a Milano, in occasione della giornata del Mezzogiorno alla Fiera, l' on. Taviani aveva esplicitamente detto che una politica meridionalista coerente non si può esaurire negli interventi all'interno dell'area meridionale, ma dev'essere coordinata ad una concezione meridionalista di tutta la politica di sviluppo del paese, onde a certe richieste del Nord si devono pure opporre dei no, se tali richieste sono tali da rallentare, svuotare, contraddire l'impegno per la cancellazione dei confini fra l'Italia del benessere e quella del malessere. E su questo concetto dei no, il Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno è tornato più diffusarnente e più perentoriamente nel suo discorso alla Camera. D'altra parte, l'ordine del giorno votato alla Ca1nera dai deputati dei partiti della maggioranza è tutto ispirato dalla rivendicazione che sia fatta valere su tutti i piani la concezione n1eridio·nalista dello sviluppo italiano; e non mediante formulazioni generiche di aspirazioni altrettanto generiche, ma con una precisazione di mezzi e di fini che non è consueta nei documenti meridionalistici, che non ha precedenti parlamentari, che può ben dirsi di una concretezza salveminiana ( e ci sia consentito di ricordare la parte che nella stesura di quest'ordine del giorno hanno avuto l'on. Lezzi, socialista, e l'on. Scotti, democristiano). Particolarmente importanti ci sembrano tre punti sui quali l'ordine del giorno « impegna il governo »: 1) subordinare alla realizzazione di investimenti nel Mezzogiorno il rilascio di concessioni, autorizzazioni, finanziamenti e garanzie richiesti da grandi e medie aziende per lo svolginiento della loro attività nelle altre regioni del paese ed all'estero, dando concreto contenuto alla formula della contrattazione programmata e dei blocchi di investi1nento; 2) escludere a livello nazionale l'applicazione di ogni misura di incentivo all'insediamento di nuove aziende 49 Bibii.otecaginobianco

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