Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

·' Note della Redazione sponibilità di rnanodopera ». Poi so110 sopravvenute le notizie relative alle industrie torinesi che, in difetto di 1nanodopera localrne11te disponibile, dovrebbero reclutare manodopera 11el Sud; e in particolare ha suscitato scandalizzate reazioni la notizia che la Fiat intenderebbe assumere 15 mila operai e che questi operai possono essere reclutati solt.anto nel Sud o fra coloro che già dal Sud immigrano a Torino e dintor11i, riumerosi e presto più numerosi, forse, di quelli che vi affiuivano negli anni del cosiddetto « miracolo »: ma questo significa che oggi si verifica esattan1ente quello che, quando apprendemn10 che la Fiat costruiva il nuovo stabilimento di Rivalta, avevamo previsto si sarebbe verificato (e la Fiat ha voluto costruirlo a Rivalta, questo suo stabilirnento, adducendo l'argornento· che, se lo avesse costruito altrove, non sarebbe stato competitivo). Ma le notizie significative sulle attuali difficoltà a trovare manodopera non solo qualificata, ma anche generica, in tutti i distretti di più antica e di più densa industrializzazione del Nord sono venute anche dopo quelle relative alle industrie torinesi, anche dopo quelle che hanno fatto più rumore in quanto ponevano sotto accusa la politica aziendale del più grosso complesso mariifatturiero del settore privato. A parte i 3000 addetti che la Pirelli pure dovrà procurarsi attingendo all'immigrazione e quindi incentivandola (1na sia chiaro che noi non polemizziamo contro il fatto che si creino nuovi posti di lavoro alla Fiat e alla Pirelli e che per coprirli si debba ricorrere ai nieridionali, bensì ricaviamo da questo fatto la conferma dell'esigenza di orientare verso localizzazioni nel Mezzogiorno i nuovi investinienti industriali, anche della Fiat e della Pirelli), veramente significativa è la notizia venuta da Biella il giorno dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di provvedimenti per l'industria tessile, tra i quali gli aiuti governativi JJer creare attività « sostitutive » in quelle zone dove la ristrutturazione delle aziende tessili dovesse provocare [oralmente una certa disoccupazione: abbiamo letto, infatti, su « La Stampa », un « servizio » di Sergio De Vecchi da Biella, dove - scrive De Vecchi - « l'industria tessile sta attraversando un periodo di piena occiLpazione ». In particolare, il segretario biellese della CGIL avrebbe dichiarato che << nel Biellese oggi un discorso sulla disoccupazione come viene fatto dalla legge tessile è superato»; ed il vice-presidente dell'Unio,ne industriali biellese avrebbe a sua volta dichiarato che « la fame di manodopera » è giunta « al punro che le ditte si contendono i lavoratori con ogni mezzo ». Ce n'è abbastanza, quindi, per giudicare più che fondati i timori che, malgrado le lodevoli intenzioni di evitare che certi errori si ripetano, sia proprio la situazione degli anni del « miracolo » che si ripete, con il mercato nero della nianodopera, co11gli alti costi sociali per i comuni del Nord che devono darsi pena dell'insediamento in distretti già congestionati di forti contingenti di lavoratori trasferiti dal Sud, con un miserabile urbanesimo che si alin-ienta nel Nord in alternativa alla civile urbanizzazione che si do~ vrebbe o magari si vorrebbe pro1nuovere nel Sud. Ma, a questo punto, se questi timori risultano fondati e se gli errori di ieri tendono a ripetersi aggravati oggi, come intende il Governo, come inten45 ~ibiiotecaginobianco

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