Aldo Garosci partenza (il dottorato di ricerca) sarà subordinata ai valvassori (ai 20.000) se non ai baroni della cattedra. Lo spirito di corpo, l'assolutezza delle teorie ha molta più probabilità di diffondersi in questo tipo di università, anche con il correttivo della partecipazione dei parti~i stu4enteschi, che in una università differenziata, armonicamente disegnata· per servire specifici bisogni sociali e non la società in genere, che poi vuol dire la sete di pezzi di carta della borghesia, piccola o grande. Accontentiamoci, quindi, di quel che è stato fatto e che difficilmente, al punto in cui siamo, si può disfare senza terremoto politico. Quando si sollevano, in una den1ocrazia, simili problemi senza preparazione e da incompetenti; quando si sostituiscono superficiali inchieste giornalistiche a calme discussioni (e si sono visti gli stessi giornali di cui citi con lode i servizi anti-prof essori-di-ruolo meravigliarsi poì dei disordini e delle devastazioni, alla cui origine c'è l'aver fatto un proble1na di polizia di un problema che era di credito e di autorità morale) non si può tornare indietro su ciò che è stato in massima deciso. Sono anch'io d'accordo che al punto in cui siamo, dopo le co,mmedie Guy-Codignola nell'ultima legislatura, una cattiva riforma è meglio di nessuna rifor1na. Ma sappian10 al1neno che è una cattiva riforma, non fingiamo il contrario. E concentriamoci su altri punti: la riduzione della durata degli studi medi (ai 1niei tempi, si andava normalmente in Politecnico a 17 anni, attraverso l'Istituto tecnico poiché non c'era la quinta elementare, e no,n ci si trovava 1nale; perché non ci si dovrebbe andare ora, che i ragazzi sono più precocemente maturi). Una vera promozione sociale dei giovani di origine operaia e contadina, magari riservando loro una congrua frazione dei denari da assegnarsi al « diritto allo studio ». Abolizione della laurea come titolo avente valore legale, sostituendola con diplomi specifici, ottenibili in breve tempo in qualsiasi periodo della vita, e con l'esame di Stato per le forme più impegnative. Non c'è una ragione al mondo che i dentisti, i farmacisti e via dicendo co111piano studi lun,ghi e complessi; che quei procuratori legali che in Inghilterra posso,no avere o no degiree, ma che si affermano attraverso la pratica, come i nostri giornalisti, quegl'ingegneri che la Svizzera fabbrica in, tre anni, debbano per forza fabbricarsi da noi in sei sette di più. Non c'è una ragione, salvo la sete di diplomi di laurea, di titoli che escludano concorrenti dalle previste carriere, della nostra caotica classe media; tanto che alla chetichella abbian10 avuto anche titolo di laurea per i diplomati dalla accadeniia di ginnastica. In queste condizioni, a questi problemi bisogna preparare l'opinio11e pubblica; senza di che no11 si avrà né università calabrese né altra moderna, ma solo una vasta squallida fabbrica di certificati e « ricerche». Se a questi problen1i ci rivolgeremo, e fa renio una riforma « contro nessuno », i 20.000 docenti previsti dalla legge (e i due gradi saranno stimolanti mezzi di ·progresso, e forse si troveranno vocazioni tardive per sostituire quelli, e non pochi, tra cui iscrivo me stesso, che saranno « spretati dell'insegnamento ») potranno rendere servizi utili a itna società moderna; perché co126 Bibliotec~ginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==