Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

' I Lettere al Direttore E tuttavia, dei concorsi non si può fare a meno, prima o poi. Si può farli più larghi, con maggiori garanzie, n,on per quelle materie minute che per forza indicano un solo vincitore, e con giudici sorteggiati. Ma che neppure più vi fosse la garanzia del concorso se non iniziale, allora sì la scuola diventerebbe il po·rto di mare dei burocrati, così come poco a poco hanno finito per diventare le medie, 1nalgrado la presenza tra gl'insegnanti di personalità eccezionali, che tuttavia hanno finito per farsi sempre più rare. Somma la infiazione rapidissima dei posti di lavoro in un periodo, almeno per le discipline umanistiche, non precisamente di fulgore, con i vuoti creati dal pieno impiego (se sarà fatto sul serio), con la diminuzione del prestigio dell'insegnante e la sua designazione, a cui con stupore vedo anche te partecipare, al pubblico disprezzo; e la caduta che è da aspettarci (nel campo, sempre, delle scienze umane) è, aln1eno per il momento, evidente. Anche senza docente unico, 1na con l'unica carriera, essa sarà comunque tale. E, francamente, non attribuisco neppur molto peso ai concorsi. Se gli ordinari devono passare in due anni, rebus sic stantibus, da 3 a 10.000, perdendo per via per inconipatibilità o non accettazione del pieno impiego o nuovi limiti di età, altri 500, e insieme concorrere a formare le commissioni nella misura di 4 per ogni nuovo posto, mi sai dire che serietà avranno i concorsi e che tempo resterà per la « ricerca», nei prossimi due anni, i più difficili per la scuola. Perciò tanto vale, visto che si tratta di fare todos caballeros, o almeno la mitad caba11eros, adottare soluzioni ragionevoli nella sragione, come quella di co11siderare inizialmente ordinari coloro che, in un concorso precedente, abbiano avuto la maturità, e altre facilitazioni. Ma il problema rimane intatto. Se si vuole risolverlo oggi bisogna smettere ogni idea di punizione e di umiliazione dell'una o dell'altra categoria; e soprattutto studiare bene i passaggi dall'una all'altra. Volentieri, avrei visto la carriera distinta, anziché costretta nello stampo del docente unico, in varie articolazioni: didattica e di organizzazione, di ricerca, di insegnamento con possibilità di nuovi concorsi e passaggi interni, secondo le capacità, i gusti, le età. Ci sono uo1nini (e donne) tagliati per la didattica, o per l'organizzazione della cultura, segreteria di istituti e simili, i quali sono invece sterilissimi sul terreno della ricerca; anche se, per anzbizione e per gli stessi regolamenti, che pretendono di dare, con la cattedra (o con la pariecipazione al dipartimento) la patente di spiriti originali, si indirizzano a ciò cui sono negati. Ambizioni sbagliate. È in forza di quest.a falsa visione (che diventerà ancora più diffusa con l'abolizione del professore di cattedra, il pieno impiego, e via dicendo) che 1nolte persone dotate d'ingegno per alcune cose si ostinano a farne altre, con grave danno loro e degli studi, anche se è evidente che in questo campo vige una legge di eguaglianza e di sovranità diversissima da quella che vige in politica. Ecco la ragione fondamentale per cui mi sono opposto, almeno per quel che riguarda la materia che conosco, all' eguagliame_nto di tutti nella ricerca, a una carriera che fin dal punto di 125 Bi bi iotecaginobianco

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