Nord e Sud - anno XVI - n. 113 - maggio 1969

.. Lettere al Direttore semplicemente per indicarti che, a 111io avviso, hai illegittimaniente portato in campo l'autorità del Croce in un dibattito zmpostato, co1ne è inipostato il tuo, sul tenia del docente unico e del professore di ruolo. Tutto si può far dire al Croce, nia non che si possa fondare una riforma su interessi corporativi, su sisten1i di punizione e epurazione o di umiliazioni intellettuali, o su contestazioni giovanili. Questo non significa ancora di per sé che avesse ragione o che avesse torto; sen1plicemente che la pensava così. Il pezzo da te citato non ha nessun rif erùnento particolare al problema degli ordinari, straordinari o assistenti ( il cui stato giuridico era allora molto diverso da quello d'oggi; la via alla cattedra universitaria, tranne la possibilità di un raccourci per la via della popolarità, con1e accadde al Trombetti e sarebbe accaduto al Ferrero, se il Croce a lui non si fosse con altri opposto, passava allora di massi,na attraverso l'insegnamento nelle scuole 1r1edie); va inserito storicamente nella polemica del Croce con coloro che, come il Gentile, pensavano che nella ~< scuola » si tra1nandino, da maestro a discepoli, principi quasi religiosi; 111e11treper il Croce la scuola era semplicemente la tradizione di una cultura già fatta, e quindi, rispetto a quella liberamente creata, a volte dagli stessi professori, antiquata. Intrinsecamerite cioè, e non per esservi prof es sori di ruolo e non di ruolo, fatto di istituzioni, politico e non di originale cultura. Qui avrei finito la mia rettifica, che è storica, 1na poiché hai avuto la bontà di citarn1i come professore, che alla protesta contro il « docente unico » ha dato la siLa adesione per ragioni non corporative, ti dirò quel che « me l'ha fatto fare »; mentre per nie, co1ne per 1nolti altri colleghi della 111iafacoltà, dal passato antifascista e quel che _più conta dal presente attivo, liberale e progressista e 1nagari radicalmente socialista (come, per citarne alcuni della mia facoltà che proba.biln1ente conosci, Venturi, Gullini, Gabrieli) sarebbe stata più facile la via di farsi, co1ne altri si sono fatti, capi del malcontento in quella sede dove erano stati posti dallo stato repubblicano (e ponendocisi, avevano accettato la regola) per osservare la serietà degli studi e la legalità democratica. Se la Resistenza dovesse farsi indipendentemente (ed è l'equivoco di niolto Maoismo e Castris1no presente) dal regi1ne cui si resiste, democratico o fascista, dalla posizione, politica o di cittadino indipendente o di filnzionario, di chi resiste, allora avrebbero ragione coloro. Ma io almeno non ho 111aiidentificato resistenza a ribellione indiscriJninata. Il problema, in termini seniplici, non sen1bra a me sia quello di fare una rivoluzione « contro il prof esso re di ruolo », come contro lo studente, · il docente o l'assistente. Il prof esso re di ruolo era lo strumento della tradizione di una certa scienza che, aln,1.eno per quel che riguarda le nostre facoltà umanistiche, non si può dire che, nella condizione di mezzi in cui _si trovava, fosse poi pessima. Aveva, certo, come ogni responsabile in ogni condizione sociale, un certo potere: quello di bocciare, quello di cooptare. Ci sono state decisioni di comn1issioni di concorso che, almeno a me, sono parse scandalose (e alle quali hanno preso ·parte a volte insigni maestri, e 123 Biblio-ecaginobianco

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