.... .. LETTERE AL DIRETTORE La riforma universitaria Caro Conipagna, devo dire che mi sono stupito, nel leggere nell'ulti,no numero di « Nord e Sud» la lunga citazione crociana, rivolta da te co1-itro i professori· di ruolo. Mi ha stupito, perché a voler raccogliere le citazio11i del Croce relative al problema scolastico non ci si fer111erebbe tanto facilmente; e n1i basterebbe ricordarti quel che Croce scriveva all'inizio della guerra protestando contro le m.anifestazioni studentesche dirette contro il De Lollis, e, più esattamente, contro la pubblicazione nel « Giornale d'Italia», di un ordine del giorno studentesco contro di lui, che non avrebbe potuto dar querela « perché allo stesso modo che le Università, al11'ieno nel nostro diritto consuetudinario, godono privilegi di immunità da carabinieri e agenti di pubblica forza, non è dato neanche, senza rendersi ridicolo, rintuzzare parole di studenti, ricorrendo a querele per ingiuria e diffaniazione »; o la sev_erità con cui il Croce costanten1e·nte, dal 1912 al 1948, scrisse di coloro che inalberavano la bandiera dei giovani: « il vero giovane è colui che crede in buona fede, e in buona fede si sforza., di essere savio, ponderato, e avveduto quanto il vecchio, e fa giovanilissime corbellerie, stima11do di far cose grandi da gareggiare con le più lodate; e se si chiama giovane quasi si offende ... »; « io mi auguro perciò che, presto, quelli dei giovani che si attengono a tali nuovi principi, si vergognino di chianiar se stessi giovani, per 'Vanto, e chiamar vecchi, per vilipendio, coloro che hanno lavorato prin-ia di loro e più di loro ». E, per finire, ma finire perché non voglio essere torrenziale, ricorderò una noterella, che, a proposito delle pecche da lui stesso addebitate ai professori, asseriva che in tal ,nodo egli parlava « non già dell'onesto gua ... dagnarsi il pane con l'insegnamento, 1na di itn certo abito mentale che si forYJ'ia spesso in quel-le condizioni; spesso, ma non sempre, e non mai nei grandi che, in mezzo al 1nestiere stesso che sono portati a esercitare, grandeggiano» (i baroni?). « Dal maitre d'école propriamente detto e in relazione all'ufficio sociale che esercita, non si pretende che esso sia filosofo, ma che possegga cultura, buona inforn1azione, chiarezza d'intelligenza, modestia, dignità, che è ciò per cui lo si tiene in pregio e che, come ogni cosa bella e buona, è poi tutt'altro che comune e volgare ». ·Queste poche citazioni non sono addotte per contrapporre una autorità all'altra, come si fa con la Bibbia o con Lenin ( o con Aristotele, un tempo), perché aucto 1 ritas cereum nasu,m habet e si fa portare di · qua e di là, ma 122 -- Bibiiote~aginobianco
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