.. Nino Novacco Si tratterebbe, cioè, di portare alle sue logiche conseguenze, e sviluppare con coerente co·mpiutezza, quello che era apparso sul finire della scorsa Legislatura con1e il più prornettente fatto innovativo nei meccanismi di concentrazione degli interventi dei p11bblici poteri connessi alle esigenze dello sviluppo industriale del Mezzogiorno, e cl1e purtroppo aveva trovato nella fine della stessa Legislatura una battuta d'arresto, da cui non si è ancora usciti. Questa generalizzazione dell'istituto e del metodo della « contrattazione programmata», in effetti, risponderebbe ad L1na constatazione di fatto tanto evidente da apparire ovvia: e cioè che in una economia industriale pervenuta al grado di n1aturità, complessità e modernità proprie della nostra, le decisioni di investin1ento industriale, con tutte le loro· implicazioni settoriali e territoriali, fanno in effetti capo alle strategie azien·dali di una cerchia comparativame11te ristretta di gruppi imprenditoriali ·dominanti, pubblici e privati. Sono le strategie aziendali di questi gruppi che, in ulti111a analisi - vuoi direttamente, vuoi indirettamente e per tramite dei molteplici e spesso intricati legami finanziari, tecnico-produttivi e commerciali che ad essi vincolano una ben più vasta schiera di gruppi industriali minori, medi e talora anche piccoli - condizionano po·ssibilità e prospettive di ulteriore espansio·ne, di ammodernamento tecnologico, di diversificazione settoriale e territoriale dell'apparato i11dustriale nazionale nel suo complesso. Ap1 pare pertanto inevitabile che la via per una consapevole ed unitaria politica di localizzazio•ne degli investimenti industriali abbia un passaggio obbligato nella armonizzazio 1ne delle strategie aziendali dei maggiori gruppi imprenditoriali con la strateg~a d'intervento dell'autorità politica preposta all'azione ecor1omica: ed è appunto sotto questo rispetto che il metodo della « contrattazione programmata » può rivelarsi non solo quello più efficace, ·bensì anche pregiudiziale rispetto alla possibile efficacia di una revisione degli stru1nenti di intervento sinora esistenti, e dei criteri di impiego dei medesimi finora utilizzati. Naturalmente, in questo quadro, l'intervento « straordinario » nel Mezzogiorno, quale· unico strumento idoneo per assicurare un sollecito seguito ad og11i possibile att 1 ività di contrattazione con le imprese, o di scelta ed articolazione dei « blo1ccl1i di investimento » da realizzare, do~ vrebbe essere riconfermato e debitamente potenziato. Sembra che gli indirizzi ipotizzati poc'anzi potrebbero davvero permettere di conferire alle aree meno sviluppate del paese - finalmente definite ed individuate in maniera coerente - e, in ispecie, a quelle meridio,nali, una serie di « i1npatti » sufficientemente numerosi, articolati e « forti » così da assicurarne un processo di sviluppo· armonioso con il 118 Bibiiote~aginobianco
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