... Nino Novacco sibili utilizzazioni (in·dustrie, turismo, reside11ze, spazi pubblici, spazi verdi, infrastrutture di trasporto, ecc.) e quindi co111e problema di ottimizzazione del bilancio tra costi e benefici sociali; può infine po1 rsi a livello, dell'intera co1 munità 11azionale, definendosi co·n1e problema di assetto, territoiriale glo1 bale delri11tero paese e cli ottimizzazio,ne nel.l'utilizzazio1ne delle riso 1rse delle grancli circoscrizio,ni ·del paese, che in definitiva - pro,prio per il suo carattere glo·bale - trascende la natura specificamente urbanistica della questio11e per collocarsi a livello di scelte di politica economica ed industriale. È chiaro che il dirigente industriale - cui competo 1 no responsabilità di i1nportanza primaria nelle decisioni di localizzazione degli investimenti - è sensibile alla proble1natica della localizzazione industriale a tutti i livelli dianzi indicati, qua11tunque per aspetti e con grado di immediatezza diversi. Come responsabile dell'Istituto per l'assistenza allo svilL1ppo del Mezzogiorno, peraltro, mi sembra opportuno concentrare qui la mia attenzione sui temi della localizzazione degli investimenti industriali riguarda ti alla scala più vasta: che è, per l'appunto, quella della distribuzione territoriale degli investin1enti industriali sull'intero territorio nazionale e, specificatamente, della loro ripartizione tra aree ad industrializzazione matura ed aree dove l'industrializzazione è feno1neno recente o appena incipiente. L'importanza di tale problema per l'intera collettività 01 ltre che per i singoli, è dimostrata dal fatto che esso costituisce il « filo rosso » di tutti i dibattiti sulla programmazione nazionale. Come è noto, quest'ultima, nel corso degli ultimi venti anni, si è venuta progressivamente affinando ed arricchendo di contenuti. Da una indicazione di obiettivi estremame11te generali, tipica dei programmi a lungo termine, elaborati per l'OECE nel quadro della utilizzazio·ne degli aiuti ERP (assicurare lo svilu•ppo e l'utilizzazione ottimale delle risorse umane e naturali, nonché un incremento pressoché costante del reddito, aumentare e diffondere il benessere economico, ottenere l'equilibrio della bilancia dei pagamenti, favorire la liberalizzazione degli scambi delle merci, dei capitali e degli uomini), si è poi passati, con lo « Schema di sviluppo delroccupazione del reddito » - il cosiddetto « Piano Vanoni » - alla quantificazione e qualificazione degli o·biettivi di sviluppo (un saggio di incremento del reddito nazionale del 5% medio annuo, con rit111i più elevati per i settori extragricoli), alla speoificazione settoriale degli interventi, con la indìcazione dei settori ritenuti « propulsivi» (agricoltura, imprese di pubblica utilità, opere pubbliche) o « regolatori » (edilizia). e di quelli ove è possibile creare nuovi posti di 108 Bibiiotecaginobianco
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