Giuseppe Di V agno dei ceti imprenditoriaii interessati hanno concorso a far attribuire un largo posto, in mancanza di alternative concrete, ad industrie sempre meno necessarie per il successo dell'industrializzazione del Mezzogiorno. Anziché po:risi come elemento di indirizzo 1 d'orientamento e di controllo del processo di sviluppo industriale del Mezzogiorno, la po•litica di intervento straordinario ha svolto precipuamente funzioni di sostegno nelle scelte espres-se dal mercato, espresse, cioè, da quella struttura le cui distorsioni erano causa 110n ultima del sottosviluppo meridionale. La politica di inten,ento straordinario ha proceduto, in realtà, a rin1orcliio delle iniziative che avrebbe dovuto regolare; anziché pro111uovere un tipo di sviluppo differenziato settorialmente ed articolato territorialmente, ha avallato le decisioni casuali e sporadiche che hanno interessato determinate ubicazio·ni imprenditoriali nel Mezzogiorno. Un tale andamento deve essere posto in rapporto anche al grado di indeterminatezza delle scelte formulate nel Piano di coordina1nento e, ancor più, nel Programma economico nazionale. Ma anche nei casi in cui precisi obiettivi di sviluppo industriale erano stati posti dall'auto,rità politica (es., Polo Pugliese) le possibilità di incidere effettivamente sulle decisioni imprenditoriali so110 risultate modeste, e ciò deve essere in una certa parte spiegato con il tipo di incentivi attraverso i quali l'opera di sviluppo si pro,poneva di mo,dificare le scelte imprenditoriali. Agli orientamenti che di fatto sono prevalsi nel processo di industrializzazione del Mezzogiorno si riconnettono le scelte adottate in materia di interventi infrastrutturali ed ambientali nelle aree e nei nuclei di sviluppo industriale; i grandi complessi di base hanno richiesto il sostegno di interventi spesso finalizzati prevalentemente a servizio delle , iniziative in questione e che pertanto non potevano tradursi in un rilevante fattore di agglo.merazione per altre unità produttive. Non si è così creata, in misura sufficiente, quella organizzazione di complessi infrastrutturali che doveva determinare condizioni ambientali paragonabili a quelle esistenti nelle regioni progredite del paese. In realtà, la politica delle aree e dei nuclei di industrializzazione, ispirandosi ad un obiettivo di efficienza e di rendimento dei singoli interventi, no·n poteva portare molto più in là della creazione di segmenti di opere che per essere resi funzionali ad un disegno organico di sviluppo, comportano oggi mezzi finanziari e capacità tecnico-organizzative di molto superiori a quelli finora impiegati. · Il sistenw degli incentivi. - Un settore dell'intervento straordinario che esige una revisione non marginale è - senza dubbio - quello del credito speciale e degli incentivi industriali; con l'avvertenza, però, che 90 Bibiiotecaginobianco
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