... Il « punto » sul Mezzogiorno misura il bersaglio stesso dell'intervento. Anche se l'azione di sviluppo del Mezzogiorno co•mi11ciava a dare i suoi frutti, la pronunciata crescita del reddito, dei co·nsumi e degli investimenti che riguardava le parti più dinamiche del sistema eco1 nomico italiano, appesantiva i valori relativi dello squilibrio Nord-Sud, accelerando lo svilu•ppo delle regioni settentrionali ed aggravando i problemi della « rincorsa » della circoscrizione depressa. Nonostante che tra il 1951 ed il 1966 il reddito globale del Mezzogiorno si sia quasi raddoppiato, il reddito pro-capite dei meridionali passava dal 61,4 al 54,7% del reddito pro-capite medio degli abitanti delle regioni del Centro-nord. L'emigrazione di due milioni e mezzo di unità di popolazione del Mezzogiorno rap·presentò l'indice ed insieme il frutto più drammatico di questo andamento a forbice. In secondo luogo, l'esperienza ha dimostrato che non era sufficiente un intervento sulle infrastrutture generali per consentire una crescita produttiva che nelle altre regioni del paese era stata sostenuta da un tessuto ambientale e sociale in cui la componente industriale, e le pro·· pensioni imprenditoriali in particolare, erano divenuti per lunga maturazione la struttura portante dello sviluppo economico e civile. Non è certo un caso se a 1neno di 10 a11ni dall'inizio dell'interve11to si cominciò a pensare all'integrazione delle misure originarie con nuo1 ve linee di azio•ne, più direttamente intese al superamento delle specifiche difficoltà ambientali in cui gli operatori avrebbero dovuto esercitare la propria attività. In terzo luogo, gli stessi problemi che l'intervento veniva via via inco11trando implicavano la sua ulteriore specializzazione e - in qualcl1e misura - dispersione secondo direttrici che venivano e1nergendo 11el corso dell'intervento (i problen1i dell'irrigazione, quelli della sistemazione del suolo, del riassetto rurale, delle attività sociali ed educative, ecc.). Il desiderio di risultati concreti nel processo di superamento dello squilibrio tra il Mezzogiorno e le al,tre regioni del paese e l'obiettivo del raggiungimento di più elevati rendimenti nell'intervento straordinario, furono alla base della strategia concepita con la legge 717, la quale puntava su una rapida messa in valore delle potenzialità di sviluppo di aree meridionali qualificate per la presenza di una o più componenti dinamiche e settoriali. Tale strategia scontava una intensificata assistenza dell'azione ordinaria allo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno, in modo da consentire che in determinate zone ed in particolari settori il ruolo fino ad alloira assunto dalla « Cassa » venisse coperto dalle attività della Amministrazione o,rdinaria. Una maggiore spinta agli interventi industriali e la riconosciuta priorità delle azioni che interessano i terri87 Bibiiotecaginobianco
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