Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Giuseppe JJi V agno consentito un ampio grado di partecipazione ai processi decisionali. I problemi dell'innalzamento del tasso di attività della popolazione, del miglioramento del livello e delle qualità dei consumi sociali, dell'armonico inserimento delle forze di lavoro, e delle rispettive famiglie in nuovi e razionali contesti urbani, della capacità delle forze pro1duttive di dominare e di volgere in favore dell'uomo i risultati dei progressi tecnici, sono problemi che dominano in termini nuovi le attuali scelte di politica economica e che impongono un mutato atteggiamento dell'operatore pubblico. Tutto ciò co,mporta che nel Mezzogiorno si adeguino· tutte le azioni in corso rispetto ai più imp·egnativi traguardi che devono essere conseguiti per evitare cl1e le regioni meridionali accumulino nuovi distacchi rispetto all'evoluzione economica e sociale del paese. Una riflessione pacata può consentire di affermare che meno ambiziose erano le mete prefisse all'azione di sviluppo straordinario negli anni '50 e che le stesse modifiche apportate con la legge n. 717 non coinvolgevano una così grande massa di elementi quale è quella cui oggi ci si trova di fro-nte. L'intervento della « Cassa », quale fu inizialmente concepito, era finalizzato a superare talune inferiorità del Mezzogiorno in termini di ammodernamento dei settori economici predominanti (agricoltura) e di dotazioni giudicate fo,11.damentali (infrastrutture generali: acquedotti, strade, porti, ecc.). L'azione « Cassa» riposava su un triplice assunto: da un lato, si presupponeva che, una volta liberato l'ambiente dalle tradizionali inferiorità, il processo di sviluppo si sarebbe determinato auto,nomamente; dall'altro, in un periodo in cui si era ap·pena conclusa l'opera di ricostruzio 1ne post-bellica, il quadro di riferimento generale era quello di una economia italiana sostanzialmente stagnante e bisognosa di un'energica spinta interna che avrebbe potuto essere esercitata dalle regioni meridionali e che da queste si sarebbe trasferita ancl1e alle regioni settentrionali. Da ultimo, si faceva affidamento su un effetto propulsivo degli investime11ti pubblici, pensando che l'i11iezione di una spesa aggiuntiva nel Mezzo.giorno avrebbe creato occasioni ed opportu• nità ad investimenti industriali all'interno di quelle stesse regioni. Non occorre intrattenersi a lungo sulle vicende che hanno parzialmente vanificato tali speranze, e che in talt1ni casi hanno dimostrato la mancanza di fondamento delle ipotesi di partenza; basterà una rapida ricapitolazione per inquadrare le considerazioni che di seguito verranno esposte. · Anzitt1tto, fu l'evoluzione - soprattutto co1ne riflesso della componente estera - del sistema economico italiano e del suo apparato produttivo, localizzato nelle regioni settentrionali, a spostare di buona 86 Bibiiotecaginobianco

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