La pianificazione in Af riea del piano è direttamente proporzionaie al livello di sviluppo raggiunto dal paese considerato. Nei paesi meno progrediti, che rappresentano la maggioranza di quelli ai quali ci riferiamo, e nei quali tali strutture sono, carent,i, l'influenza prepo11derante sulle scelte del piano è eserci,tata da esperti assai spess.o· stranieri e quindi po,l~ticamente non impegnati. Solo· raramente, allo stadio redazionale, tali influenze sono bilancia,te da quelle d,ei più alti dirigenti del paese. Per taluni d~ essi il - piano ha rappresentato per mo1 lti anni solo un mito, non perfettamente identificabile ma indispen,sabile allo sviluppo del paese, spesso un completamen1to ed una qualifica della indipendenza appena raggiunta, talvolta addirittura un elemento necessario al raggiungin-iento di un desiderato standing al pari di alt 1 re realizzazioni che questo standing starebbero a testimoniare, quali il biLilding del Ministero degli Affari Esteri, un esercito, rappresentativo, le Rappresentanze diplomatiche all'Estero etc. Insomma, l'idea era: « anche noi dobbiamo avere il nostro piano ». Certo, le esemplificaz,io11i non rendono giustizia a nessuno e nascondono spesso realtà assai più sfumate e complesse. Perciò, se è doveroso menzionare a questo p11nto quei dirigenti africani che ormai da un decennio lottano con coscienza e competenza per l'applicazione dei piani di sviluppo, è altrettanto doveroso m1 enZJionare il sentimento di fiducia quasi mitica ed il conseguente approccio superficiale che ha circondato - e spesso pregiudicato - l'elaborazione e l'attuazio-ne dei primi piani di sviluppo in Africa. Pianifica,re è molto di più che « sperare in un piano ». Vediamo brevemente cosa è, in sostanza. COSA È LA PIANIFICAZIONE. Quando un paese desidera passare da uno stadio della sua eco, nomia ad un altro i11 cui alcuni fattori riceveranno una importanza diversa, si possono assumere diversi atteggiamenti: 1) non far niente, affidare cioè l'an-damento dell'economia alle iniziative individuali; 2) studiare degli adatta1nentii, lasciando che si realizzino• da soli; 3) intervenire in qualche settor,e, a scopo illustrativo e sperimentale; 4) studi,are l'equilibrio ed i circuiti economici iniziali, calcolare i nuovi equilibri che si vogliono realizzare, ricercare tutte le differenze tra le due sertie di fenomeni e studiare le modifiche, i mezzi e le istituzioni per realizzarle. Adot,tare questo ultim.o atteggiamento significa pianificare. Più in concreto, la pianificazione attrav.ersa queste successive fasi: - acquisizione di una visione globale e precisa della situazione eco71 Bibiiotecaginobianco ,
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