• Editoriale essere consapevole della necessità di risalire dal fondo di una sua crisi etico-politica, che si è aggravata. Del resto, la misura del discredito che circonda la categoria dei prof es sori di ruolo, la si può desumere, come altra volta abbiamo già rilevato (« Nord e Si,d » di settembre), dal fatto che essi hanno richiamato sit di sé la convinta ostilità dei giornalisti, e in particolare di giornalisti che fanno onore ai giornali siti quali scrivono: basti pensare alle corrispondenze, ai servizi, alle note di Felice Froio sit « La Stampa » e di Gii1seppe Barillà su « Il Messaggero »: eloquenti e siste1natiche denunce dei comportamenti e dei privilegi, degli atteggiamenti e degli abiLsi di potere onde ai professori ordinari è stata assegnata la squalificante e generalizzata etichetta di « baroni delle cattedre ». Ed è significativo che anche su giornali collocabili assai più a destra della « Stan1pa » e del «Messaggero» capiti che l'editorialista ·si compiaccia di variazioni polemiche intorno al tema dei « baroni delle cattedre ». Quali sono gli addebiti specifici siti qi,ali si fondano le generalizzate accuse di abuso d'el potere accademico a carico di questi « baroni»? Anzitutto quella di aver fatto perdere alfuniversità italiana l'originaria sua natiLra di univers.itas di docenti e discenti, in quanto i discenti sono stati dai docenti degradati da soggetti ad oggetti degli studi superiori. E più in particolare si addebita aì « baroni » di aver adoperato e di adoperare la cattedra come « fonte di reddito, conseguibile con ogni mezzo, dalla percezione dello stipendio· senz.a insegnare alla imposizione di libri e dispense che cambiano spesso pur essendo spesso insufficienti come testi scientifici o impari alle modeste e non coltivate capacità di studenti abbandonati a sé stessi ». Qi1esti addebiti specifici non. li abbian10 ricavati da un articolo di « Paese-sera >;, ma da un editoriale del « Globo » ( 13-2-'69). lvla tanti altri rze avremmo potuti ricavare dalle più diverse fonti giornalistiche, oltre che, natitralmente, da ordini del giorno di assemblee studentesche e di assemblee dei cosiddetti « do-- centi subalterni ». E co,nurzque, se anche dai giornali moderati si muovono qiLesti addebiti ai prof es sori itniversitari, risulta provato a sufficienza che non si tratta di orchestrata diffamazione, ma di oggettivo discreditn. In effetti, il professore di ruolo è oggi nella so~ietà italiana, o, meglio, nella communis opinio, un personaggio quanto mai screditato, mal visto non solo dagli studenti contestatori e degli incaricati, tenuti in .una co1zdizione odiosa ed_ oltraggiosa di subalterni, ma anche da altri che non appartengono alle cosiddette componenti dell'Università. Si direbbe che il professore di ruolo sia quasi altrettanto screditato, ed altrettanto isolato, di quanto lo fosse il proprietario latifondista del Sud 4 Bibiiotecaginobianco
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