.. Argomenti il distacco tra previsione e realtà. E questo distacco, ha concluso Colombo, nasce dalle decisioni di spese che il governo propone, il Parlamente sanziona e il bilancio recepisce: nasce cioè da atti singoli sui quali si esercita non solo il sindacato, ma la manifestazione di volontà del Parlamento. In queste parole di Colon1bo c'è una difesa delle prerogative del Parlamento, ma anche un implicito atto di accusa contro il suo stesso sindacato, che non si realizza compiutamente. Il discorso potrebbe reggere, sem·pre che, nel momento in cui la decisione del Parlamento viene recepita dal bilancio, e cioè nel momento in cui la pubblica amministrazione mette in esecuzione le cifre del bilancio, si verificasse davvero la corrispondenza tra i due atti, e quindi potesse affermarsi davvero che il Parlamento partecipa attivamente alla spesa p,ubblica: ciò purtroppo non si verifica e quindi al Parlamento non può ovviamente imputarsi alcuna colpa. Il problema ritorna quindi al punto di partenza: la dissociazione tra i tempi di decisione della spesa e i tempi di realizzazione della stessa, il distacco tra i dati di competenza, offerti dal bila,ncio di previsione approvato dal Parlamento, e i dati di cassa, offerti dalle spese effettivamente sostenute dalla pubblica amministrazio,ne, le differenze tra questi dati costituiscono, co,me dicevamo, i residui pas,sivi. Di tali residui, prima di cercare di individuare le cause che concorrono alla loro sproporzionata e progressiva crescita, occorre, per avere un quadro più chiaro, riferire alcune significative cifre. Incominciamo dai residui attivi, sui quali si è fermata scarsamente, in verità, l'attenzione dei parlamentari e dei commentatori politici. Essi erano pari, al 31 -dicembre 1967, a 1.742,7 miliardi. Durante il 1968 si sono formati nuovi resti attivi per 1.164,8 miliardi, per cui alla fine dell'anno scorso i residui attivi sono saliti a 2.907,5 miliardi. Poiché nel corso dell'ultimo esercizio finanziario sono stati incassati in co·nto residui dei precedenti esercizi 1.118,8 miliardi, al 31 dicembre 1968 sono rimasti da incassare 1.778,7 miliardi. C'è da chied,ersi quanti di questi miliardi riuscirà lo Stato ad incassare nel prossimo futuro: si pensa, in sostanza - anche in base a calcoli fatti per gli anni passati - che soltanto il 35-40% dei residui attivi venga in un secondo tempo incassato. Ma queste cifre, per rilevanti che siano, impallidiscono di fronte a quelle offerte dai residui passivi, i quali negli ultimi anni sono venuti continuamente e progressivamente au1nentando. Secon,do i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, nel 1953-54 i residui di nuova formazione furono 790 miliardi, rappresentanti il 31,5% degl'impegni; 57 Bibiiotecag inobianco
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