Argomenti essere effettivamente raggiunto solo se, insieme ad altre circostanze dipendenti dalla quali,tà ed intensità della partecipazio 1 ne delle forze locali organizzate, a,gli organismi regionali verra,nno affidati compiti che non superino le loro concrete po•ssibi~ità operative e le loro reali capacità di rappresentanza, che rin1angono comunque limitate all'ambito regionale. La seconda esigenza muove dalla considerazione delle condizioni di dualismo economico (e quindi anche politico-sociale) che ancora contrassegnano in maniera caratteristica il nostro paese. Tali condizioni indicano nel completamento dell'unificazione n,azionale, nel rieqt1ilibramento della struttura economica del paese e nell'integrazione delle varie economie regionali in un processo di sviluppo finalmente « globale », l'esigenza p1 rimaria ed imprescindibile della società italiana: la ragione stessa della democrazia nel nostro paese e comunque, ed a maggior ragio11e, la final,ita fondamentale e la ragione stessa della per litica di piano. Ciò comporta che l'elaborazione e l'articolazione della politica economica nazionale siano saldamente detenute dal Parlamento e dal Governo nazionale, ,i quali dovranno tuttavia dotarsi - senza ulteriori indugi - di tutti gli strumentii necessari se vorranno essere all'altezza di compiti cl1e è di prammatica definire sto,rici, no,n fosse altro perché risalgono quanto meno al completamento formale dell'unità nazionale. La prima delle due esigenze deve dunque essere inquadrata nella seconda, da rite11ers1 i, per la sua stessa natura, più generale e prioritaria. È dunque ancl1e alla luce di queste considerazioni che a nostro avviso si deve consentire, al di là di problemi di dettaglio e di particolare formulazione delle norme, col disegno di legge sulle procedure della programmazione, che individua - sia pure con una partecipazione né ep,isodioa né passiva degli organ-ismi regionali - nel CIPE e nel Parlamento nazionale i principali risponsabili politici della politica di piano. Contro questa impostazione si sono mossi, con una non casuale concomitanza di 1inizia.tive, le Regioni a Statuto s,peciale e i rappresentanti politici delle regiorui settentrionali. Le prime. preoccupate di difendere e perp·etuare anacronistici privilegi che, già poco giustificati all'atto della promulgazione dei loro Statut 1 i speciali, risultano ancora meno comp,re11sibili con la co1npleta attuazione dell'ordinamento region·ale. I secondi, ansiosi di legalizzare i privilegi economici delle loro regioni, frutto di circostanze geo,grafiche, storicl1e e poli,tiche su cui no,n è necessario soffermarsi. Queste forze, attive e coalizzate, propugnano - attraverso una puntigLiosa esegest di una normativa non sempre coerente e lungimirante - 53 I( Bibliotecaginobianco •
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