Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Argomenti Ecco, quindi, che l'alternativa « totale subordinazione o totale autonomia » delle Regioni di fronte al pianificatore centrale perde la sua validità, ed i termini del problema si spostano verso quelli della riconosciuta necessità di una sempre miglior conoscenza scientifica dei rapporti tra esigenze e proposte a livello nazionale e a livello regionale, e dei limiti che l'accettazione degli obiettivi del piano nazionale comporta a livello delle singole regioni. Di conseguenza, si verificano degli stimoli a razionalizzare ed esplicitare coerentemente (cioè in termini di obiettivi teorici) le esigenze economico-sociali di ogni singolo gruppo regionale; nella esplicitazione di tali obiettivi teorici regionali ciascuna Regione si baserà su una propria ipotesi di soluzione dei problemi di compatibilità e di limitazione posti dall'esigenza di far coesistere tutti gli obiettivi delle Regioni fra loro e con gli obiettivi nazionali, in relazione alla scarsità delle risorse. In tal senso, l'apporto fondamentale, a livello regionale, sembra dato proprio dall'attività di studio e di ricerca « a monte » della fase di elaborazione del piano nazionale, poiché è in questa fase che gli interessi e gli obiettivi teorici della Regione possono essere fissati in piena autonomia, senza preventive limitazioni imposte da esigenze e obiettivi nazionali o di altre Regioni. « Il fatto stesso che in sede di elaborazione del piano nazionale si possa disporre preventivamente di una serie di elaborazioni condotte in modo razionale degli obiettivi che ogni gruppo regionale, nell'interesse della propria regione, può proporsi, e delle combinazioni di inputs che a tali fini intenderebbe razionalmente venissero realizzati, pone in realtà il comitato d'elabo:razione del piano nazionale a un livello di conosoenza delle esigenze e -delle richieste di ogni regione di tipo quali,tativamente superiore. Si crea così una premessa per una democraticità di elaborazione del piano nazionale, anche se ovviamente questo non potrà affatto •assumere tutti gli obiettivi proposti e tutti i mezzi richiesti da ogni gruippo d'interesse regional•e » 5 • D'aiLt:ra parte, è ques.to, probabilmente, anche il sis.tema più atto ad evitare che la programmazione regionale si risolva in una istituzionalizzazione delle forme tradizionali di pressione e di -interferenze politiche, tendenti a far accogliere nel piano nazional•e una serie di richies•te pariticolari, non correlate né a livello nazionale né a livello regionale. Nella fase successiva, una volta che il piano nazionale sia elaborato, e quindi in presenza di un nuovo grado di conoscenza della distribuzione spaziale e temporale degli interventi proposti dall'operatore pubblico, gli organi regionali potranno riformulare determinati loro obiettivi, e riprogrammare quindi determinate loro combinazioni di interventi ~ Cfr. F. MOMIGLIANO, op. cit., p. 157. 47 BibliotecaGino Bianco

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