Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Umberto Esposito - Alfredo Testi tonomia di decisione dei vari centri, sia le alternative e le possibilità del potere pubblico di intervenire per ristabilire il turbato equilibrio, dal momento che, anche ammesso che ciascun centro autonomo persegua efficacemente i propri fini, non v'è alcuna garanzia che una somma di efficienze pa·rziali corrisponda all'efficienza ad un più alto livello. In defini·tiva, il primo dei due « schemi » si fonda su un processo razionale implicante la coerenza delJe scelte in un certo processo logico ed esprimente gli obiettivi in forma positiva e puntuale; il secondo si basa invece sul principiio del coordinamento come sistema per assicurare la coerenza dei comportamenti, oioè su di un processo fattuale ed esprimente gli obiettivi prevalentemente in forma negativa e non puntuale. Benché i due « schemi » appaiono teoricamente inconciliabili, essi sono tuttavia spinti da una serie di fattori e di forze presenti in società come la nostra a confluire in molti punti. Così, nel mondo capitalistico occidentale, anche adottando il primo « schema» (quello, per così dire, della « razionalità ») si è spinti verso il secondo (quello dell'« autonomia ») perché, accanto agli obiettivi di efficienza economica o di equità nella distribuzione delle risorse e degli impieghi sociali, si inserisce presumibilmente anche l'obiettivo del rispetto di una serie di « libertà » e di autonomie di vari gruppi (per esempio delresistenza di una pluralità di livelli di governo) che comportano una limitazione della sfera d'azione del piano e dei suoi strumenti di intervento, l'introduzione di certi margini di indifferenza rispetto alla realizzazione di taluni risultati e le neces,sità di predeterminare procedure ritenute adatte a regolare, ai fini dcll'attuaz:ione del piano, i rapporti tra il governo centrale e i vari centri autonomi di decisione. Inoltre, una volta che sia stata introdotta una procedura di consenso per la fissazione dei fini e degli obiettivi generali, occorrerà, a causa di certe imperfezioni inel1 i•minabilii nei processi di decisione collettiva, ammettere la possibilità di diversi gradi di conoscenza a vari livelli, così come l'utilità di controlli effettuati da diverse sfere e mediante il confronto tra valutazioni di centri diversi. D'altro canto, quando si parta dalla concezione della pianificazione come coordinamento di un pluralismo di centri autonomi di decisione, occorre anche ammettere che a quel piano, teso ad esaltare le autonomie, si pervenga - tra l'altro - attraverso un'attività che, muovendo da una individuazione di fini e di strumenti, giunga alla determinazione di certi interventi e norme di azione: la razionalità, cioè, come supporto delle autonomie. Senza peraltro sottovalutare le possibilità offerte dalla disponibilità di nuovi metodi di decisione e di sempre più moderni strumenti di calcolo. 46 BibliotecaGino Bianco

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