Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

U1nberto Esposito - Alfredo Testi rali accolti, sarà appu11to tale rapporto razionale tra fini e mezzi ad assicL1rare anche su questì ultin1i il consenso e quindi la democraticità del proced 1 imento. Una volta garantita l'adozione di una metodologia razionale da parte del potere cer1trale nella elaborazio,ne del pdano, non vi sarà dunque più alcun biso·gno di consultazioni, p1 artecipazio,ni, consensi da parte dei gruppi regionali. Ciò che a nostro avviso non convince, in questa posizione, è l'idea che « una volta posti nel modo più completo gli obiettivi. .., se la metodologia d.elle scelte è con1pletamente razionale ..., allora tutte le scelte discendono con carattere di necessità. Chiunque accetta quegli obiettivi, nell'ipotesi limite di una pianificazione completamente razionale, è necessitato ad accogliere le scelte cl1e ne derivano~ senza margine alcuno per una controversia su quelle scelte » 2 • Noi peraltro sappiamo che, per raggiungere certi o·biettivi prefissati, dovremmo· sempre scegliere tra un numero maggio,re o .minore - a seconda dei casi- - di strumenti; e solo in un numero limitato di circostanze potremo,· ope~ rare tali scelte avvalendoci di criteri razionali, che permettano cioè di applicare ai fenomeni delle proposizioni oggettivamente verificabili. Molto più spesso, invece, è sugl1i apprezzamenti in,tuitivi che dovranno basarsi le nostre scelte, intaccando così la razionalità .del. processo decisionale, ed anzi intro,ducendo la possibili,tà che nel processo si inseriscano forze e i11teressi tendenti a sacrificare questo obiettivo a quello, questo gruppo a quello, e così via. È pur vero che i moderni strumenti di calcolo, conferendo al pianificatore nuove capacità di conoscenza del meccanismo di interrelazione di tutte le variabili econo,miche, nonché di controllo e di intervento su di esso, tendo,110 a far coi11cidere il criterio della razionalità ·con quello della democraticità. Ma è altrettanto vero che, prima che ciò divenga possibile, dovremo continuare ad avvalerci, e presumibil1nente ancora a lungo, dei giudizi, valutazioni e i,ntuizioni di cui si è detto. Un seco:ndo « scl1ema dri riferimento », rifacendosi all'esigenza di salvaguardare una pluralità di centri autonomi di .decisione, considera in sostanza la pia11ificazione -come « il modo per regolamentare le. autonomie », delimita11do11e reciprocamente le sfere di azio,ne ed assicurandone il coorùinamento delle decisioni e ·delle at,tività. In questo senso, anzi, il piano costituisce esso stesso « il coo·rdinamento di un insieme di ' procedure ' regolanti il funzionan1ento e l'ambito. di funzionamento dei vari centri autonomi di scelta, in relazione ai loro fi11i »; il pia.no costituisce, cioè, « il coordinamento eretto a sistema » 3 • 44 2 Cfr. F. MOMIGLIANO, op. cit., p. 145. 3 Cfr. F. MOMIGLIANO, op. cit., p. 147. Bibiiotecaginobianco

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