Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Argo1nenti del « documento sulle opzioni » ( contenente le principali linee del disegno evolu,tivo dell'economia nazionale nel quinquennio 1971-75); dall'altro Jato, l'imminente inizio, della discussione parlamentare sul disegno di legge governativo che fissa le norme procedurali per la fo,rmulazione ed approvazione dei documenti di programmazione. Il momento è dunque di particolare importanza per tutti coloro che hanno a cuore così il futuro della politica di piano, come un positivo avvio dell'esperienza regionalistica nel nostro paese. Se infatti le soluzioni operative adottate rispetteranno, accanto alle istanze democratiche ed ai vincoii istituzionali, anche le esigenze di unitarietà e di efficacia nella condotta della politica economica, si sarà compiuto un signific·ativo passo avanti verso l'ammodernamento dello Stato ed una più sostanziale unificazione nazior1ale. In caso contrario, ai vecchi mali dello Stato italiano se ne saranno aggiunti dei nuovi e si sarà ulteriormente rinviata la possibilità di penrenire ad una migliore integrazione economica, oltre che sociale e politica, del paese. Risulta p,ertanto 1 necessario procedere ad un esame del modo di impostare un corretto rapporto tra istanze centrali e regionali nella politica di piano: anche in considerazione del fatto che sulla definizio 1 ne delle norme destinate a regolare la partecipazione delle Regioni alla elaborazione del programma econo 1mico nazionale si è già avviato un dibattito, no1 n sempre dis,initeressato. 2. Nonostante la grande diversità di soluzioni operative adottate nei vari paesi e le sensibili differenze rilevabili nel pensiero dei teorici che hanno trattato l'argon1ento, le varie impostazioni dei problemi connessi all'esistenza di più livelli di riferimento territoriale, per una politica di pianificazione non autocratica, possono essere ricondotte sostanzialmente a due 1 • Secondo un primo scl1ema di riferimento, basato sul criterio della necessità razionale di talune decisioni rispetto ad un sistema di scelte già adottato, la democraticità del procedimento di pianificazione viene assicurata attraverso la discussione dei fini e degli obiettivi del piano ed ,il verificarsi del consenso della maggioranza su di essi. Una volta che tale consenso si sia 1nanifestato, non sarà più necessario verificare l'ulteriore consenso dei vari gruppi a raggiungere quegli obiettivi. Infatti, se le scelte operate sugli stn1111enti sono le uniche dimostrabili e dimostrate come « ottime » in relazion·e al perseglllimento dei fini ge1 ne1 Le osservazioni che seguono prendono lo spunto da quanto suggerito da Forte e Momigliano. Si veda F. MoMIGLIANO, Sindacati, progresso tecnico, programmazione econpmica, Einaudi, Torino, 1966, pp. 141-158. 43 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==