La Scapigliatura, veicolo di protesta propria « catego,ria esistenziale ~>. Risalire al nucleo della poetica dossiana è stato il modo più convincente per impostare il problema dell'umorismo-pessimismo di questo scrittore, che si spiega anzitutto col suo fondamentale atteggiamento di fronte ail mondo, di cui anche il proprio concetto della letteratura e lo stile che egli elabora per aggredirlo sono componenti essenziali alla pari degli strumenti storici e sociologici. Così egli, diremmo, fa parte a sé. Non è coi realisti anarchici, dalla pagina risentita ma incònidi,ta e dagli schemi sociali arbitrari e dicotomici (ricchi e poveri, perversi e onesti). Non è con Rovani, che si attacca ai mali della società, non per denunziarli ma per trarne esteticamente nuove « componenti di quell'ampio affresco storico che gli preme dipingere ». E non è natural1nente, pur così ·schizzinoso e aristocrat,ico, per i tentativi di un'arte subliminale dai contenuti abnormi e ·ùltrasensibili come - voleva il Tarchetti.·Dei primi conserva la coscienza delle ragion-i umane che devono dirigere gli effettivi movimenti della società (e ne fa fede raccorta problematica sociale sottesa alla L'olonia felice); una coscienza comunque che, nel suo caso, agisce ed esplode in quel particolare gusto linguistico e stilistico che è del Dossi e non d'àltri. Del Rovani conserva, sì, l'estrosità geniale; del Tarchetti, la necessità di scomporre e disintegrare, n1a senza risolvere lo scan1bio realtà-sogno - proprio di quest'ultimo - « nella scoperta di un soprammondo con le stesse caratteristiche e la stessa fisionomia della terra dove viviamo, come accade all'autore dei .Racconti fa71tastici », Bibiiotecag inobianco attuando invece il proprio utopistico vagheggian1ento « non sul piano del soprannaturale, assolutamente igno,rato dal Dossi, ma su quello del puro artificio letterario ». Cioè Dossi perviene al superamento del coté naturalistico della Scapigliatura, quale si era 1nanifestato nella duplice articolazione dell'estetismo patologico e decadente d'un Tarchetti e dell'oratoria tribunizia d'un Valera, ed « elabora un suo tipo di soprammondo ideale partendo dai dati più impegnati della realtà contemporanea che egli avvia non nella direzione della narrativa veristico-sociale ma anzi dissolve postulando una mirabile utopia come verifica d'una situazione· assurda». Un'eversione linguistica dalla funzione dunque prevalentemen te contenutistica; un'eversione che conduce alla soluzione del problema umano e letterario della Scapiglia tura, dagli altri non saputo risolvere per la medesima via, in quanto irretiti (come ha dimostrato Bàrberi Squarotti in suo imprescindibile saggio, Il lungo inverno di Camerana, « Il Verri » 1962, 4) non già nel1 'esclusivo gesto biografico di confusione di arte e vita, che è la prospettiva ormai vulgata da cui si considera la Scapigliatura, ma nella più profonda « denuncia dello stato negativo della conoscenza delle cose, dell'impossibilità di agire su di esse, di derivare da esse altro che una continua risposta negativa a ogni don1anda di azione o di riconoscimento e conforto ». La scomposizione stilistica e la ricercatezza linguistica di Dossi appaiono dunque come la migliore alternativa alla ribellione impotente e interiettiva degli altri sodali della Scapagliatura contro le 127
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