Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Gabriele Catalano !azioni ultrasensibili ». A questo ribaltamento di contenuti e di strutture (quanto già lontano dal Ro,vani !) non corrisponde purtroppo una adeguata capacità stilistica: di qui i capi tali difetti del Tarchetti che sono: « costante esasperazione dei sentimenti », « fondamentale artificiosità del dettato », « specifica incoerenza strutturale della pagina». Tarchetti, che forma con l'Arrighi, con A. Boito, col Praga e col Tronconi la direttrice che chiameremmo contenutistica della Scapigliatura - nel segno distintivo e polemico d'un acceso antimanzonismo -, mentre ne interpreta al massimo grado le ambizioni antiufficiali ed enropeìzzanti (il panorama delle innumeri influenze straniere su di lui è restituito capillarmente dal Mariani), ne conclude però irrimediabilmente la parabola se non anche la frantumazione. La stessa pluralità stilistica del Tarchetti, che ignora il costruttivo impegno sperimentale di un Dossi, « rispecchia fedelmente il mosaico che costituisce il fondo della sua ispirazione », cioè un'incapacità di controllo sulla propria materia, debordante da ogni lato. « È il trionfo dell'interiezione e dell'interrogazione, della domanda senza risposta, della violenza espressiva intimamente frustrata da una debolezza fraseologica e lessicale ». Un'altra direttriice, che potrebbe dirsi stilistica, comprendente invece Rovani, Dossi, Lucini, mette capo con quest't1ltimo a quella che fu la prima avanguardia veramente consap~vole e sistematica: il futurismo. Si potrebbe far segui.re anche una terza direttrice, d'ispirazione socialrivol11zionaria, definita dal Mariani 126 Bibiiotecaginobianco « Scapigliatura democratica e del- !'azione », che annovera oltre agli anarchici e ai socialisti già menzionati, il Pinchetti, il Cavallotti, l'Uberti e certo Carducci giambografo. Il Dossi è certamente il maggiore, la sua opera la più durevole e la più suscettibile di imitazioni, che giungono fino a Gadda e ad Arbasino ma ravvisabili anche prima, a dire del Nardi, in Linati, Govoni, Boine, Papini, Slataper, J ahier: tutta una linea, insomma, che da qualcuno si dà per autoctona della Lombardia 1na che per il Nardi, come si vede, attraversa ben più disparati settori. Sul Dossi sono gravati non pochi equivoci, ma soprattutto la scarsa sensibilità della critica ad affrontare l'enigma del suo stile, considerato dal Galletti come la risultante d'una pura e sen1plice ricerca d'originalità « nell'incoerenza arbitraria di una forma contorta », contraria al gusto di tutti coloro che coltivano « l'arte come un accordo musicale tra spirito e natura ». Similmente per il Nardi, << i libri di Dossi fanno un po' tutti l'effetto di pretesti per sfoggiare uno stile »: spia di questa insufficienza espressiva sarebbe poi « gran parte del pessimismo che sta come sustrato dell'umorismo di Dossi ». Il Mariani, co,I puntualizzare invece una dossiana «poetica del nuovo», che ha nell'umorismo il suo cardine, la riconduce sotto l'influsso d'un altro lombardo, Gìovanni Rajberti, che aveva canon,izzato stemianamente in alcw1i scritti del pretestuoso carattere didascalico (Sul gatto, L'arte di convitare) il principio dell'originalità 1etteraria consistente soprattutto nell'umorismo, inteso come vera e

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