Lanfranco Orsini . Figlia di Iorio allestita nel Vittoriale: « N,o.n l'ho scritta io. L'ha scritta uno di me, che è morto ». Gli esempi si potrebbero mo1tip1icare. Ma se per i gra.ndi l'aridità è quasi sempre un.a passeggera stanchezza o l'incubazione sofferta di nuo,vi fermenti creativi, o giung·e alla fine di un'opera cl1e pur da sol1 a var,rebbe a giustificare un.a vita, che cosa può invece giustificare per gli altri il proprio stesso lavoro, allo,rché al p.aragone dei riiS,u1tati si aggiunga que1'la sensazio,ne sgomenta di aridità e di torpore, per cui d'u11 tratto se1nbra non solo di aver anche p,erduto la più ·artigianale capacità sulla pagina, ·come pe.r effetto di un « blocco » o di un « crampo » mentale (per usare la definizj on·e di Serva,dio) paralizzante ogni germinazione in terio re d-elle idee e de·Lle fra·si? Avviene allora che non .solamente si tema di non sapeir scrivere più, ma che ci si chieda ad un tratto a che valga, addirittura, scrivere. Ed è una domanda cl1e p•er cia,scuno si rip·ropone og11i volta quando il lavo1 ro procede male e svo.gliato, magari per essere poi, il giorno dopo, ,dime1 nticatja e respinta nell'euforia di 11na particolare riuscita di invenzione o di ,stile. « Ma io, p,erché scrivo? ». A questa frase cosi perentoria e precisa, che più spesso che no,n si creda egli rivolge a se stesso nel suo segreto, lo scritto.re non saprebbe il più del1e ,,olte ri,sp·ondere se non vagament,e, con ragio,ni contraddittorie ed alogiche, o che suonerebbero i,ngenuamen,te retoriche, di quella retorica che è tale all'aridità dei mo-derni ma che in tem·pi non tanto remoti avrebbe permesso di usare ,senza ar·rossire parole qualj ispirazio,ne e passione. Diciamo-lo con quella umiltà che diventa, come p·er il Virgilio dantesco a1 saluto dei suoi col1eghi nel Limbo, rivendicazion.e e fierezza: scriviam,o, chi più chi meno, per vivere. La carriera interiore di uno scrittore, sia rom,a:nziere o p,o,eta, no1n è altro, in fondo, che aljmenta·re con linfa più prepotente o più debo,le, a seconda della sua forza creativa e del suo potere di concentrazione fantastica, una fattizia rivincita su una realtà dalla quale, talvolta senza neppure saperlo, è alienato. Perché lo scrittore, in e·ffetti, anche quando ci sembra borghesemente « in·serito », o quando ha ragg,iunto il s.uicces,so, e ,le redazioni e i salotti s,e lo conte11,dono, è sempre, nella parte più vera di sé, un isolato e un rinunciatario, che per la pro,pria creazio 1 ne - sia essa grande o mo,d,esta - ha op-erato irirevocabilmente una soelta per cui i piaceri e le so,ddisfazioni degli altri - il denaro la fuo,riserie le donne - po1 trann.o magari servirgli come vanità o stimolanti ma no·n sap·ranno d,a so,Ii 10 Bibiiotecaginobianco
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