Manlio Rossi Daria completo sia perché non ha, volutamente, i11vestito i due 1naggiori problemi della provincia - qt1ello del 11.uovo assetto della sua agricoltura e quello di una civile e lungimirante sistemazione del grande fe11omeno mdgratorio - sia perché sugli stessi temi trattati l1a inteso dare solo alcune indicazio,ni, non certo delle conclusioni. Non posso, tuttavia, chiuderlo senza indicare, sia pure in 1nodo sommario e per accenni, le condizioni alle quali soltanto - a 1nio avviso - è possib,ile portare avanti il civile sviluppo della nostra regione. Le condizioni sono, a mio giudizio, di tre ordini e riguardano tutte l'atteggiamento mentale co,n il quale co·nsiderare i problemi e mettersi all'opera. Esse rispettivamente, riguardano, infatti: 1) l'atteggiamento verso lo Stato e la sua politica; 2) l'atteggiamento, verso le amministrazioni locali nel quadro dell'ormai deciso ordinamento regionale; 3) i rap·porti tra sfera pubblica e privata, o,ssia tra la co,llettività e gli in·dividui. Consideriamo separatamente questi tre ordini di problemi e per ciascuno cerchiamo di vedere quale sia oggi l'atteggiamento prevalente e quale il cambiamento da realizzare tra noi. ·Che una politica di sviluppo e di civile riassetto della nostra regione debba fare in larghissima misura assegnan1ento sull'intervento dello Staito, e sull'investimento di cospicui fondi pubblici, è un dato di fatto in,dubitabile e preminente. C'è, tuttavia, da chiedersi in quali mo1di e nel quadro di quale politica generale quegl'interventi e quegli investimenti debbano essere realizzati. Fino ad oggi - tutti ne converrete - le realizzazioni dei pubblici interventi sono avvenute, se non a caso, certo senza ordi11e, fuori del quadro di un piano organico. In queste condizioni essi sono stati di fatto considerati, per così ,dire, ciascuno a sé, l'uno in concorrenza ·con l'altro, e sono stati quasi sempre il resultato di spinte particolari, di raccomandazioni politiche, molto spesso del gioco clientelare. Il conseguente atteggiamento dell'opinione pubblica è stato, quindi, quello di considerare il pubblico intervento come un favore a vantaggio di alcuni e a scapito di altri, ossia come qualcosa di conseguibile solo attraverso i buoni au,spici di qualche santo protettore, i cui favori debbano essere, quindi, sollecitati e coltivati. Se si vuole veramente dar corso a una politica di sviluppo, questo modo di concepire e realizzarre i pubblici interventi, questo atteggiamento dell'opinione pubblica non solo appare insensato, ma deve essere giudicato come controproducente. Occorre, pertanto, trasferire le scelte, le decisioni e le realizzazioni 108 Bibliotecaginobianco
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