Per l'Irpinia: che fare Conosco già i commenti che farete a queste enunciazioni: cose belle a dirsi ma vuote di significato, se non si specifica chi possa e debba farle; e questo non può essere che lo Stato o la « Cassa » o qualche altro organismo pubblico ugualmente provvisto di mezzi e di autorità. Ora non sarò certo io a dire che i poteri pubblici, investiti del compito di promuovere lo sviluppo industriale del Mezzogio,rno, non abbiano dei doveri al riguardo e l'estate scorsa ha ripetuto a Bari - e oggi con altri sto ripeten·do in Parlamento - che non si deve fare nel Mezzogiorno una sola politica di ind11strializzazione, 1n·a contemporaneamente più di una, e che in particolare una specifica azione vada sviluppata per localizzare in alcune zone interne, come le nostre, gli impia11ti industriali che vi si possono ambientare senza difficoltà. Tuttavia i fili di questa stessa azione governativa vanno intrecciati sul posto da una volontà politiica e da un'organizzazio 1 ne locale, che finora è mancata. In particolare richiamo l'attenzio 1 ne sull'ultimo dei problemi che sopra ho indica,to: è un'illusione credere che uno sviluppo ir1dustriale possa aversi senza imprenditori locali o almeno se·nza un loro impegno tanto consistente da invogliare degli impren·ditori esterni a fare altrettanto. Se i baresi o i salernitani sono riusciti ad attirare at1torno alle loro città anche imprenditori forestieri, ciò si deve al fatto che essi stessi sii erano impegnati e avevano fatto sorgere i primi impianti, scegliendo con cura i settori produttivi e le apertt1re di n1ercato. Orbene, quali possono essere i potenziali imprenditori locali, capaci di accendere, se debitamente aiutati, il processo d'industrializzazione nella nostra provincia? A questa domanda mi arrischio di dare una risposta: due sole mi paiono, infatti, le categorie sociali nelle quali sia possibile rii.cercarli: quella degli imprenditori edili e quella degli emigrati. I primi hanno, infatti, nel corso dei passati decenni, accumulato, con le opere pubbliche e l'attività edilizia, notevoli capitali e una certa, anche se grossolana, capacità imprenditoriale; i secondi, o meglio un ristretto nucleo dei secondi, hanno messo insieme risparmi di molto più modeste ·dimensioni, ma hanno talvolta maturato una conoscenza del'1a realtà industriale e imprenditoriale, che potrebbe essere messa a frutto. Cosa si è fatto finora per indirizzare a vantaggio dello sviluppo economico provinciale queste forze in potenza e ancor più semplic~- mente per individuarle e sorreggerle? Non dò una risposta, ma è in questa direzione che mi auguro essa venga ricercata. E con questo ho finito il mio discorso, che come ho detto è in107 8.ibiiotecag inobianco
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