Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

·' Per l'Irpinia: che fare sole eccezioni cli Avelli110 ed Ariano); di questi, tuttavia, un'aliquota variabile, dai due terzi a meno di un terzo, residente in campagna in case sparse o in piccole frazioni. Con una struttura siffatta il pro1 blema delle attrezzature civili assume aspetti ben diversi da quelli che si avrebbero in una regione a popolazione concentrata in pochi luoghi: occorre, infatti, che esse vengano distribuite nel territorio così da servire tutti e non solo una parte dei cittadini e siano, quindi, molto più nt11nerose e costose di quelle necessarie altrove. Non solo la viabilità, ma l'acqua, la corrente elettrica, i servizi elementari (ossia per lo meno le attrezzature scolastiche di primo grado) debbono essere, infatti, create a servizio anche dell'ultima frazione e dell'ultima casa. Ci sarebbe, naturalmente, da chiedersi se non convenga piuttosto puntare sul trasferimento di un·a parte della popolazione sparsa. Ma - senza escludere che vi siano casi di terre più povere e di probabile abbandono nei quali una tal politica possa essere opportuna - per il grosso della popo◄ !azione sparsa in case e frazioni della nostra provincia un tal comportamento, oltre che letale per lo sviluppo agricolo, sarebbe con·trario ad un sano as,setto eco·nomico, percl1é porterebbe alla inutilizzazione ed infine alla distruzione di un patrimonio di costruzioni - molte delle quali recenti ed efficienti - che possono al contrario continuare ad essere utilizzate se (provviste di quegli elen1entari servizi e collegate al mondo esterno) le si aiutano a restare sede stabile di famiglie, i cui membri trovino modo di partecipare alla nuova economia mista agricoloindustriale, cl1e nella nostra provincia è possibile creare. Se si accetta questa linea di condotta, tuttavia, il problema di maggior rilievo diventa il secondo, ossia quello della razio,nalizzazione degli investimenti nelle strutture civili. Se si vorranno soddisfare tutti i bisogni, infatti, bisognerà ridurre in qualche a,ltro modo il costo unitario degli investimenti, che la dispersione degli insediamenti umani costringe ad elevare oltre il limite accettabile. Correggendo, pertanto, il corso almeno in parte finora seguito, bisogna, da un lato, soddisfare i bisogni elementari al più basso costo possibile: strade strette, a1iziché larghe; reti elettriche studiate contemporaneamente per un vasto territorio anziché iso,latamente ora per l'una ora per l'altra contrada; scolette efficienti ma di basso costo e così via e bisogna, dall'altro, avere il coraggio di localizzare alcuni degli impianti civili (scuole elementari superiori e medie, unità s~- nitarie, impianti sportivi, ricreativi e culturali) al centro di più vaste zone e al servizio, quindi, di comunità umane appartenenti a diversi Co·muni e raggiungibiii con mezzi di tras_porto pubblici e privati. In particolare, questo coraggio di razionale concentrazione degli impianti 103 B.bi iiotecag inobianco

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