Nord e Sud - anno XVI - n. 112 - aprile 1969

Manlio Rossi Daria mento a ciascuna di esse, cl1e è appunto quel che mi propongo di fare nei mesi pros,simi, promuovendo e invitando tutti a partecipare ad una serie di convegni di studio di zona, a cominciare forse dall'Alta Valle del Calore, per passare alle altre che ebbi occa~ione di indicare nel mio discorso dell'anno passato. Di un terzo argomento -- anch'esso essenziale ai fini dello sviluppo - non parlerò; ed è il tema della emigrazione. Anche su questo, infatti, debbo esplicitamente dire di non essere ancora preparato- a dire cose che concretamente servano ad avviare un'azio 1 ne politica capace di risolvere i grossi problen1i tuttora aperti. Non p·osso, tuttavia, non accennare al fondo del mio pensiero rispetto a questo, tema. So,no, infatti, co,nvinto che no,n sia possibile risolvere i problemi dello sviluppo economico della provincia senza affrontare contemporaneamente quelli di una razionale e assistita sistemazione dei tanti emigrati che non hanno anco1 ra un lavoro e una sede stabili e delle ancora più numerojse famiglie che vivono separate parte in terre lontane e parte nei nostri paesi. Di questa, che rapp,resenta la vicenda più importante e più dram, matica della nostra, come di altre provincie meridionali negli ultimi quindici anni, sappian10 di fatto ben p-oco, non sappiamo nemmeno esattamente quanti so-no e dove sono i nostri emigrati, quanti sono ormai sistemati e quanti ancora lontani dall'esserlo, quanti so,no stati riaggiunti dalle famiglie e quanti vivono ancora distaccati da queste, q1 uanti no,n torneranno più e quanti vorrebbero ritornare. Ad un calcolo prudente risulterebbe che i due terzi degli uomini in età co,mpresa tra i 18 e i 40 anni, che, in base ai registri di popolazione, erano nel 1961 circa 90 mila, sono emigrati o in qualche modo coinvolti nel processo migratorio. Basta riflettere a questa cifra per rendersi conto dello stretto legame che c'è tra sviluppo regionale e problema degli emigrati: senza la partecipazione attiva di una parte almeno di quei 60-70 mila uomini gio,vanì, nessuna delle cose delle quali parleremo può essere di fatto realizzata. Il primo e il più urgente dei compiti da affrontare per una politica di sviluppo della pro,vincia è, pertanto, quello del censimento individuale, ·della sistemazione, del parziale recupero degli emigrati e del loro· reinserimento nella vita della provincia. Fatta questa lunga premessa, passiamo ai temi che soli ritengo possibile oggi portare in qualche modo avanti: definitiva rottura dell'isolamento, completamento delle attrezzature civili e avvio dell'industrializzazion-e. Riconoscerete con me che sono questi i temi più urgenti e concreti, rispetto ai quali è indispensabile portare avanti la discus98 Bibiiotecaginobianco

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