Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

.. / CRONACHE E MEMORIE Per Pannunzio Senza illusioni, ma senza rassegnazione di Mario Pannunzio Questo titolo lo abbiamo dato noi, allo scritto di Mario Pannunzio che qui di seguito pubblichiamo, a un anno di distanza dalla sua scomparsa. Si tratta della prefazione che Pannunzio scrisse nel 1966 per il libro Le garanzie della libertà (Il Saggiatore, Milano), nel quale erano raccolti i saggi di teoria politica e costituzionale che Vittorio de Caprariis aveva scritto per « Nord e Sud » e per « 11 Mondo ». E lo abbiamo ricavato, questo titolo, da un giudizio che Pannu.nzio dà, in questa prefazione, di Vittorio de Caprariis, ma che può benissimo applicarsi a Pannunzio stesso. Pannunzio non si illudeva, circa l'offuscamento, nella coscienza degli italiani (e non soltanto degli italiani), di quei valori nei quali egli fermamente credeva e che avevano ispirato non soltanto la sua battaglia politica ma il suo stesso stile di wta; eppure questa freddamente lucida consapevolezza nulla aveva tolto alla sua passione civile, al suo rigore morale, al suo p1 roposito di portare avanti un discorso coerente e privo di cedimenti. Anche dopo la chiusura de « Il Mondo», Pannunzio diceva di sé: « Per temperamento, per istinto, per idee semp 1 re mi sono considerato un intellettuale impegnato. E le octierne mode per H disimpegno mi fanno ribollire di rabbia». È appunto nel « dovere del] 'impegno » che consiste la sua lezione più autentica. Allo scritto di Pannunzio facciamo seguire l'articolo di Franco Libonati, apparso nel numero speciale de « Il Mondo» (25-31 gennaio 1969): un articolo che, naturalmente, non ha bisogno di commenti. A diciassette anni, Vittorio de Caprariis lesse per la prima volta un libro di Croce, la Storia d'Europ,a. La sua vocazione di storico e di politico, l'ha notato lui stesso, nacque da quell'incontro. Del resto, passione civile e ispirazione ideale si congiungevano in una natura ardente, che venne poi maturan~o, negli anni della Napoli antifascista e liberale, alla scuola di Omodeo e di Chabod, suoi maestri di vita insieme co·n Croce. Nella covata dei giovani intellettuali meridionali, che furono più tardi chiamati da Aldo Garosci i « radicali del mezzogiorno », trovò presto il suo posto naturale. Quello cl-1e nei libri dei maestri aveva più intuito che scoperto, lo rinveniva giorno per giorno nella realtà che si svolgeva fiammeggiante sotto i suoi occhi. Non credo che molti altri giovani abbiano vissuto con altrettanta intensità un periodo storico così pieno di insegnamenti. Nemmeno nel Risorgimento era accaduto di vedere qualcosa di simile. Col crollo del fascismo, una generazione nuova, in una sta96 - Bibiiotecag inobianeo

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