Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

(U ) Gian Giaco1no dell'Angelo compreso quello di una diversificazione delle colture, per sostituire ordinamenti colturali più ricchi all'alternanza, di tipo estensivo, del pascolo e dei cereali. Per non dire di altro, basterà ricordare che, in contrasto con tale obiettivo, la politica agraria generale ha perseguito- per molto tem.po· una linea di protezione del grano, con il risultato di accrescere la convenienza di questa coltura a scapito di altre, togliendo così ogni capacità al piano di bonifica di promuo,vere la trasformazione dei sistemi tradizionali e lo sviluppo agricolo. Oltre a quello· accennato, ad altri due limiti occorre però riferirsi, per rendersi conto dei mancati risultati del piano di bonifica. L'uno, riguarda la mancanza di un vincolo efficace tra gli obiettivi e le risorse necessarie per raggiungerli e, in particolare, la mancanza di un piano finanziario consolidato, in rapporto al piano delle o,pere. La insufficienza dei mezzi finanziari pubblici ha spesso ritardato o addirittura arrestato la realizzazione delle opere di infrastruttura; ha condizionato inoltre l'entità degli incentivi alle opere private, facendoli risultare spesso insufficienti a integrare le disponibilità per l'autofinanziamento e inadeguati a rafforzare le garanzie per il finanziamento· creditizio. Da tutto ciò so,no, derivati rallentamenti nei tempi di esecuzione delle opere pubbliche e rinvii nella esecuzione delle opere private. Anche l'altro limite attiene alla concezione settoriale e no-n globale che presiede al piano di bonifica; e vi presiede da almeno tre punti. In primo, luogo, è da rilevare che il piano di bor1ifica è rivolto alla catego 1ria agrico,la, sostanzialmente in quanto proprietaria dei beni oggetto dell'intervento, e in quanto imprenditrice. Lo stimolo allo sviluppo degli ordinamenti produttivi, cl1e il piano intende esercitare, è perciò rivolto a interessi spesso insensil1ili o indifferenti o addirittura ostili a modifiche nella ripartizione del Teddito. In secondo· luogo, il piano di bo,nifica rappresenta esclusivamente un programma di investimenti fondiari e non ha pratica possibilità di impegnarsi per la formazione di sufficienti economie esterne atte, in particolare, ad assic1:1rare efficienti canali di collegamento con il mercato alle nuove produzioni che esso vorrebbe, d'altro lato, promuovere. Non è quindi affrontato il problema del rischio del collocamento dei nuovi pro,dotti; ed è evidente che di fronte all'alea delle mancate vendite, e quindi di crisi fallimentari, gli imprenditori abbiano preferito correre l'alea - peraltro assai improbabile, per le ragioni dette - delle san- . . ZIOnl. In terzo luogo, benché, rispetto ai tradizionali indirizzi, il piano costituisca un notevole avanzamento verso la globalità degli interventi necessari per creare il capitale fisso atto a sostenere un nuovo ambiente 92 Bibiiotecaginobianco

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