.. Sebastiano Di Giaco1no ' I \ { utilizzare per contenere le ten·sio·ni sociali e sindacali che si determinano nelle aziende. Sostanzialmente, però, le condizioni interne azien·dali si sono modificate ben poco. Infatti, se i dirigenti hanno adottato le tecniche che riguardano il modo di gestire il personale, essi non hanno· però adottato le proposte che contribuireb·bero a mutare i rapporti fra i lavoratori. Un esempio chiarirà il concetto. Consideriamo, il p·roblema della partecipazione dei dipendenti alla vita aziendale. Seco,ndo alcuni studiosi, la partecipazio,ne si ottiene se ad ogni lavoratore vier1e attribuito un premio collegato alla produttività totale di stabilimento, e se si introducono comitati di produzione. Ne consegue che ogni dipen,dente deve giudicare l'attività e il rendimento di altri, se vuole tutelare i propri interessi. L'azienda diventa così una specie di casa di vet,ro. Ma, in particolare, da questo tipo di partecipazione deri 1 vano grossi problemi di controllo e di coordinamento da parte dei dipendenti. Ovviamente, le direzioni generali no·n so,no disposte, per comprensibili mo,tivi, ad accogliere una organizzazione di questo genere. Ma, nello stesso tempo, non desiderano irrigidire i contrasti, per cui si affidano ai dirigenti intermedi, i quali provvedono a dar vita a surrogati di partecipazione. Le aziende si aprono così alle riunioni di gruppo; alcuni le chiamano terapie di grup,po. L'autorità diretta del dirigente no•n è considerata più l'unico stn1mento per modificare il comportamento dei dipendenti. Dal grup,po deve nascere la partecipazione collab·orativa, ma non per modificare le direttive, bensì solo per una loro migliore esecuzione. Il gruppo, quindi, diventa l'occasione di uno sfogo, che dà al partecipante l'illusione di « conta.re», solo, perché vengono discussi alcuni pfroblem,i aziendali o personali. Per quanto, riguarda certe riunioni di grup·po, è interessante leggere ciò che ha recentemente scritto Elémire Zolla su « Il Corriere della sera » del 6 gennaio, 1969. « Come ogni scoperta redditizia, - co,mmenta amaramente lo scrittore - queste manipolazioni sono ,penetrate n_ella società, a poco a poco creando nuove costumanze, rafforzando le idee che le hanno saputo far proprie, e la massa s'è piegata a chi ha messo a p,rofitto quanto era nato in desolate sale di manicomi. L'animatore incanala o smorza le spinte aggressive contro di lui ed è regola ferrea che egli parli mai di questo gioco, non sveli a nessuno i moventi occulti. Allorché sentirà cospirare contro se stesso l'avversione di gruppo, dovrà accortamente rifiutarsi alle domande più o meno copertamente p,rovocatorie, invitando altri a rispon,dere. Quan·do poi un partecipante, sottoposto a questo regime regressivo del dibattito a vuoto, cominciasse a evocare ricoridi traumatici, se la seduta è terapeutica l'animatore potrà farne tesoro; dovrà banalizzarli viceversa se si è in un gruppo di discussio,ne. Compito costante dell'animatore è facilitare gli interventi: 'questa è un'opinione interessante, vorremmo adesso la sua ... ', non si stancherà di ripetere che è lì per aiutare, non per imporre un'opinione, che si è lì tutt~ per fare uno ' scambio di esperienze'. Suscitata una sufficiente angoscia, si può offrire un princi,pio ·di cristallizzazione facendo convenire tutti su dichiarazio,ni ·di principio ' idealistich·e ' o ovvie. E in questo gioco psichico col'lettivo avranno la loro funzione sia gli scalmanati 'idealisti', che coloro 76 Bibiiotecaginobianco
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