Nord e Sud - anno XVI - n. 111 - marzo 1969

.. Girolarno Cotroneu non parlare poi del caso limite di Croce. :E del rest?_, come abbiamo detto all'inizio, uno dei n1otivi della crisi della nostra cultura è dovuta al fatto che I ' essa si è sclerotizzata nelle specializzazioni u·niversitarie: l'equivoco di una scuola che produca cultura nasce dall'erroneo convincimento che alla cultura stessa possa applicarsi quel concetto, di origine strutturalistica, di sviluppo sincronico che non lascia posto agli interventi individuali, ove invece lo sviluppo culturale è diacronico, essendo esso, più di qualunque altro, il luogo dove il soggetto esercita i suoi diritti, essendo il suo progredire o svilupparsi legato solo e semplicemente a scatti soggettivi. Ora, ciò premesso, in che cosa consiste il difetto, di fondo dell'anarchismo culturale, dei teorici della « controcultura»? A parte l'aberrazione di credere che la cultura possa essere prodotta in assemblee, essi credono che si possa fondare una nuova cultura ignorando completamente la precedente, rifiutandosi di conoscerla sotto il pretestuoso n1otivo che si tratta della cultura « ufficiale », arbitrariamen'te imposta ai giovani dalle « classi dominanti ». La funzione di quella veneran·da istituzione che è la scuola è invece proprio quella (e qui essa « serve ì>) di offrire quella base culturale sulla quale soltanto è possibile costruire una nuova cultura: perché se il « nuovo» l1a la sua genesi originaria in quella legge dialettica che è la « negazione » (negazione però di ciò che è noto), essa trova poi la sua realizzazione soltanto in quell'altro momento della dialettica che è la « negazione della negazione ». E solo un vistoso errore di prospettiva ha fatto teorizzare a Marcuse il « pensiero negativo » che i suoi sprovveduti ·seguaci hanno mimetizzato senza rendersi conto che esso risultava da una arbitraria amputazione della dialettica hegeliana, alla quale era stata tolta quella « negazione della negazione» che rappresenta proprio quel « nuovo » a cui i contestatori della cultura « ufficiale» semb,rano correre incontro alla cieca. La verità è che la cultura italiana, tranne forse qualche raro e volutamente ignorato caso, quale ad esempio quello di Carlo Antoni ne La lotta contro la ragione, non ha operato quella revisione del concetto di illuminismo attraverso la quale soltanto certi convincimenti avrebbero potuto divenire operanti: se ciò fosse avvenuto, forse non avremmo visto questa recrudescenza di giacobinismo culturale che rifiuta di fare i co.nti con il pas .. sato, che crede, non sappiamo fino a che punto ingenuamente, che una nuova cultura possa essere .creata sul vuoto ideologico, sull'anarchismo radicale, sull'incultura, in una parola. È stato giustamente detto che « male è ripagato il maestro di cui si rimane sen1pre soltanto scolari », ma se non si è stati scolari non si diventa maest·ri: Cartesio e Bacone, pur denunziando i limiti, gli idola della cultura ufficiale del loro tempo (di cui erano però profondi conoscitori) opponevano ad essa una «nuova» cultura, destinata ad ap•rire nuovi orizzonti all'in-gegno umano. La « controcultura» non significa manifestazioni di piazza, redazione collettiva di documenti infarciti di luogl1i comuni, ma lavoro serio, impegnato, risposta alle esigenze civili, politiche e morali del proprio tempo. E quanti non credono o dicono dj non credere ai valori culturali in quanto truffa dei dominanti per mantenere il potere, forse 72 Bibliotecaginobianco

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